MARCO RICOTTA, DALLA TOSCANA ALLA CONQUISTA DEL WEST...
Marco Ricotta è l'ultimo (unofficially) ML Dollar Reiner a salire le scale dell'Olimpo NRHA, dopo avere costruito buona parte della sua lunga carriera negli States, dove è arrivato a inizio degli anni duemila. Il traguardo di una vita professionale intera, di certo non caduto dal cielo in pochi mesi e con fatica-zero (come a volte sembra immaginare che succeda l'attuale generazione di giovani aspiranti influencer da social) ma è stato costruito giorno dopo giorno su polvere d'arena e sudore, in lunghi anni passati a lavorare duro. Premettiamo questa considerazione perchè, in quest'era così glamour e patinata, tutto sembra doversi materializzare alla velocità dei Social. E ovviamente non è affatto così nella vita reale e men che meno nel magico mondo del Reining dove occorrono anni di pennellate perfette (togli la cera, metti la cera) , per arrivare lì in cima.
Mattone su mattone, Marco Ricotta ha costruito il suo American Dream in lunghi anni di lavoro qui negli States, dove di fatto ha "ricominciato" da Assistente per anni prima di approdare a gestire in proprio il suo centro in Arizona, dove vive da molti anni nel suo Ranch assieme a sua moglie Jenny e a suo figlio Nico di 5 anni. Dopo i tanti successi europei, in America è stato in questi anni multiple Open Champion L3 in tutti gli special (Futurity/Derby/Nrbc) arrivando anche a un passo dalla cima con la Reserve Championship L4 nel Derby Nrha 2010.
Quando lo intervistiamo, ci racconta la sua esperienza con un irresistibile accento per metà toscano e per metà americano e ci colpisce subito per la sincerità anche un pò brusca (sangue toscano!) con cui affronta tutti gli argomenti che gli sottoponiamo.
Marco, si può dire che tu sei uno di quelli che negli States ci sei arrivato che eri già un professionista affermato qui in Europa. Tuo il mitico 230 a bordo di Mifillenium con cui hai conquistato un titolo europeo nel 2005 (per anni ha girato un video dei due in arena senza redini a raccogliere l'applauso del pubblico) . Tuo il bronzo ai WEG 2006 di Aachen con l'allora Coach Mario Sbrana. Una carriera in rapida ascesa, che poi hai dovuto di fatto ricominciare quasi daccapo in Usa. Se fosse una favola, come comincerebbe la tua ?
Comincerebbe con: "cera una volta un ragazzino caparbio di 12 anni che nella campagna toscana sgambettava impaziente al fianco di quello che è oggi uno dei più famosi Farrier del circuito,
Gabriele Seghetti. Gli ronzavo intorno, provavo a capire i segreti della mascalcia e intanto montavamo anche qualche cavallo. Solo che molto presto la mia schiena mi ha fatto capire che la strada del maniscalco non era esattamente la mia e che forse era meglio concentrarsi sui cavalli, verso i quali dimostravo già di avere un qualche talento in embrione. Da lì ho passato cinque anni circa nella scuderia di
Marco Manzi (anche lui bronzo ai WEG 2002 e poi a lungo Coach del team Italy in anni più recenti). E ho cominciato come tanti, galoppando per lui qualche cavallo nel tempo libero fino poi a diventare il suo assistente. Durante il mio anno di militare (altro sconosciuto di questi tempi) mi disse "Quando hai finito la naja, giriamo la boa dell'anno e ritorni qui da me in pianta stabile" ma nell'attesa mi mandò per i tre mesi classici (quelli di un visto turistico) ad affinare le mie capacità da
Tim McQuay e quello (lo dice ridendo) è stato il suo errore ! Mi ha aperto un mondo....
e... Boom(!) ti è esplosa un'idea nuova nella testa ?
Eh si, soprattutto i primi tempi le differenze ti colpivano. vedevi posti pazzeschi, cavalli e fattrici di un'altra dimensione, show incredibili dove tutto era super professionale e super pagato... insomma in quei mesi mi resi conto che in America, come dicono loro stessi, il Reining è una piccola industria che si regge sul business, mica solo sulla passione. Ed è cominciato per me un periodo di andata e ritorno, dove capitalizzavo ogni volta tutto quello che imparavo. Dopo l'attentato delle Torri gemelle, nel settembre del 2000, è iniziata la mia ultima parentesi europea. Sergio Elia mi presentò Claudio Signori, un allevatore piemontese emergente. Una persona dai modi squisiti, con cui ci trovammo subito in sintonia e comprammo una serie di ottimi cavalli, tra i quali ovviamente il mitico Mifillenium (oggi di V.Rabboni) di cui hai già accennato. Il Reining aveva allora un assetto piemonte-centrico, ricordo i duelli tra il Borgo QH di Claudio dove ero io l'Head Trainer e la scuderia Cisal di Erbetta, con Martin Larcombe al timone. E prima di noi c'era stato il binomio Risso-Massignan. Insomma, niente male non credi ? Fu Claudio che mi spinse infine con convinzione a cercare di realizzare i miei sogni fino in fondo. Un signore, anche in questo.
E in effetti nel pieno di quella bella parentesi piemontese, è arrivata la tua partenza per gli States, in sordina, quasi inaspettata per certi versi.
E' un periodo che ricordo abbastanza buio. Claudio era sempre una persona stupenda, ma qualcosa stava cambiando nei suoi disegni, era entrato un pò nel salotto buono del breeding, faceva discorsi diversi. Ma comunque, quando gli accennavo dei miei piani, mi spingeva con convinzione a cercare di realizzare i miei sogni. Un signore, anche in questo. Poi ci fu improvvisa la malattia di mia madre che ho vissuto con grande dolore e anche con grande amarezza. Allora fui molto deluso dal sistema sanitario, non si riusciva davvero a capire come affrontare la sua malattia e quando alla fine lei è mancata, questa mia rabbia che avevo dentro, insomma anche questo mio malessere forse mi ha spinto a cercare la mia strada altrove. E' una cosa che ho capito anni dopo, ovviamente, perchè allora fu una scelta di impulso.
Una scelta che penso sia scaturita da una scintilla che ha innescato il tuo viaggio di sola andata verso gli Usa.
Eravamo nel 2010 in Kentucky ai Mondiali WEG FEI dove con il Team Italy conquistammo per la terza volta il Bronzo. Tim Mc Quay era lì con gli americani, mi vide