27 ott 2022

LA RICERCA: REPUTAZIONE SOCIALE E FUTURO DELL'EQUITAZIONE

Il noto organismo internazionale
World Horse Welfare in collaborazione con l'Università inglese di Nottingham City  ha pubblicato di recente una ricerca molto importante sul futuro degli sport equestri e sulla fiducia che la società  ripone nell'equitazione, ossia quella che in una parola è la "reputazione sociale" del nostro sport. In inglese questo concetto si chiama "Social Licence". E' la reputazione, la percezione, la fiducia, il clima positivo che si crea o non si crea attorno a una qualsiasi attività sociale e quindi  anche su uno Sport. 

Solo la FISE in Italia ha tesserato circa 170.000 atleti nel 2022 (numeri molto alti, certo aiutati anche dagli ultimi anni a trazione Covid dove ha avuto un peso il fatto di fare sport all'aperto) . Quali sono per il futuro i margini di crescita del nostro settore?

Certo, di solito i "sondaggi" che vanno a testare il gradimento del pubblico sono fatti sulla politica, ma in realtà - nell'era dei social - nessuno può chiamarsi fuori o blindarsi in un recinto dorato. Senza una social licence positiva, è  difficile immaginare che anche uno Sport possa crescere.   

Gli studiosi che hanno elaborato il testo parlano di fiducia con un concetto che esprimono in modo molto sintetico: “La fiducia si instaura solo se la società avrà la certezza che il mondo equestre operi in modo trasparente, che i suoi leader e i suoi praticanti siano credibili, legittimi e competenti e che la sua pratica rifletta i valori della società”. 

Nell'equitazione, c'è un elemento di difficoltà in più rispetto ad altri sport. Ed è proprio il cavallo. Gli animali partecipano allo sport con una propria volontà  secondo il concetto moderno di rispetto del welfare animale o sono soggetti ad abusi? Capiamo benissimo che i social, le telecamere nascoste, i telefoni cellulari (vedi le polemiche durante le ultime Olimpiadi di Tokyo) possono in un solo attimo distruggere anni di lavoro della comunità equestre nel cercare di creare una reputazione positiva nel pubblico, che è uno degli elementi che fa avvicinare praticanti e famiglie al nostro sport.


La Federazione Equestre Europea EEF (ossia la declinazione europea di FEI) ha così commentato la ricerca "..il grande pubblico non vede alcuna differenza tra corse, salto, dressage o qualsiasi altra disciplina. Il pubblico coglie solo l’immagine del cavallo e si preoccupa di ciò che pensa sia il benessere dei cavalli utilizzati negli sport. Ciò significa che dobbiamo prestare molta attenzione alla rappresentazione del nostro sport e alla comunicazione che forniamo per aiutare il grande pubblico a comprendere gli elevati livelli di benessere già dedicati ai cavalli sportivi».

 D'altronde occorre anche capire che pratiche che per noi sono assolutamente "normali" (speroni, frustino, ripetizioni dell'esercizio) non è detto che vengano percepite nello stesso modo dal pubblico che guarda. Ma attenzione. I temi richiamati dalla ricerca non sono solo quelli del welfare animale, che d'altronde sta entrando sempre più nel vocabolario degli equestrians. 

I temi richiamati dalla ricerca e da EEF sono diversi e ve ne sottolineo due:

  • Doping e abuso di sostanze stupefacenti
  • Accettazione delle norme internazionali sul lavoro
  • Capacità di influenzare i risultati attraverso il denaro, mondo delle scommesse (ippica)
  • Integrità dello sport
  • Sicurezza dei minori 

Sul doping abbiamo dibattuto molto nei mesi scorsi, a valle del  regolamento varato da NRHA (che forse sarà ritirato??). 

Sulla sicurezza dei minori e delle donne, ricordiamo che nello sport le famiglie  ci affidano i propri figli. Lo fanno immaginando che il maneggio sia un luogo sicuro non solo fisicamente (!)  ma anche dal punto di vista etico/morale. Occorre fare estrema attenzione alla correttezza dei rapporti tra istruttori ed allievi minorenni, al rapporto di fiducia ma anche di forza/sudditanza che si instaura tra chi impara e chi insegna uno sport (o all'interno del gruppo degli allievi)  e questa attenzione da parte nostra è da  da esigere in primis nel corpo dei tecnici federali, istruttori e proprietari delle strutture.  Gli articoli mediatici che si sono susseguiti su tristi vicende di abusi (si, anche nei maneggi) fanno male enormemente allo sport e infangano l'ottimo lavoro svolto dalla grande maggioranza degli addetti. Occorre fare - tutti - estrema attenzione.

LEGGI QUI LA RICERCA (ING)

qui articolo CAV MAGAZINE