Ricorderete che qualche giorno fa Andrea Fappani, in una diretta WEB ospitata sul canale IG di Cavallo Magazine ha rilasciato una intervista a due voci, assieme anche a Giancarlo Doardo, organizzatore del Futurity UE e soprattto del 38° Salone del cavallo americano, in corso in questi giorni a CremonaDa quella intervista è stato tratto un articolo stampa oggi sul Quotidiano La Provincia e che qui riprendiamo volentieri (thank U Redazione C.M e Cochi A.) . Inoltre in fondo all'articolo potere rileggere alcuni dei quesiti più tecnici di quell'intervista (da me posti in chat) .
RIVEDILA QUI
Salone del
Cavallo Americano 2025
Andrea Fappani: un Vip a Cà de’ Somenzi
Dagli Usa arriva a Cremona il reiner che
ha vinto di più nel mondo e nella storia. Ed è nato solo a pochi chilometri da
qui!
Grande attesa e grandi
emozioni in vista per gli appassionati di Reining durante il Salone del Cavallo
Americano, di scena a CremonaFiere dal 23 al 25 maggio. Perché Andrea Fappani,
italo-americano di stanza negli States dal 1997 e Numero Uno assoluto della
specialità, tornerà a gareggiare in Europa per la prima volta dopo moltissimi
anni, e lo farà proprio a Cremona.
Dal suo
trasferimento oltreoceano questo grandissimo atleta, un vero e proprio “Sinner”
del Reining - come è già stato soprannominato - ha inanellato una serie
impossibile di successi nei più grandi eventi americani, fino a diventare il cavaliere
che più ha vinto nel mondo e nella storia di questa disciplina fin dagli esordi
negli anni Cinquanta. Ora Andrea scenderà nella grande arena ovale del Salone
per contendersi con i migliori cavalieri europei uno dei titoli attualmente più
prestigiosi al mondo: quello di NRHA European Futurity Open Champion 2025.

La gara è la più
ricca del Vecchio Continente, perché offre un milione di dollari tondo come
montepremi. Ma anche altri fattori hanno spinto questo maxi-calibro a
intraprendere il lungo viaggio insieme al suo miglior giovane cavallo del
momento, con tutte le spese e l’impegno che questo comporta: si tratta di un convinto
endorsement per il livello cui è giunto il Reining in Europa sia quanto a
“degni avversari” sia come qualità organizzativa degli eventi. Credito concesso
fino ad ora solo a quelli affidati all’esperienza pluridecennale di
Giancarlo
Doardo, che del Reining a Cremona è l’assoluto master chef.
Classe 1977, Andrea in un
certo senso torna a casa: è infatti nato a una manciata di chilometri dalla
città padana, in provincia di Bergamo, nutrito da quella stessa fertile
pianura. Suo padre Sergio, titolare di un’importante azienda agricola e
grandissimo appassionato di cavalli americani, è stato presidente dell’Italian
Reining Horse Association in anni in cui questo sport visse la svolta da hobby
per pochi eccentrici facoltosi a vera e propria disciplina sportiva. Ha
cresciuto suo figlio fin da ragazzino nella religione del sacrificio e del duro
lavoro per raggiungere gli obiettivi prefissati, e sebbene probabilmente questo
non sia sempre stato facile Andrea è la dimostrazione lampante che chi ha
tempra e regge la pressione non può che arrivare al successo: «Qualunque cosa
abbia sbagliato in vita mia, e ne ho sbagliate tantissime, la volta dopo non
l'ho sbagliata più», spiega. «Questo è fondamentalmente ciò che ti permette di
andare avanti».
Certamente quello
di Fappani è un successo che forse nemmeno lui poteva immaginare: diventare il
migliore al mondo in questo sport, soprattutto senza essere americano, non è
esattamente una passeggiata. «È stato un sogno? Forse più una una sfida», ci
racconta intercettato per una breve intervista non semplice da ottenere quando
questo big si sta preparando a una gara importante. «A 18 anni ho parlato con
mio papà e gli ho detto: io ci provo. Poi se non ce la faccio abbasserò le ali,
tornerò a casa e lavorerò con te nella nostra azienda. Invece è andata bene».
E che bene! La gavetta però
Andrea l’ha fatta tutta, di là dall’oceano: ha iniziato a lavorare in Oregon
per Todd Bergen, un grandissimo trainer in quegli anni, dove si è fatto le ossa
riguardo al difficile circuito americano. Nel 2001, a 24 anni, in sella ad RR Star vinceva già il suo primo Futurity Open (gara riservata ai
puledri di tre anni che è in assoluto la più importante per la disciplina in
America), primo non americano e più giovane rider a compiere l’impresa. E nel
2003 si era già messo in proprio, coltivando da allora in una costante ascesa
il proprio business senza mai un inciampo. «Sono metà bergamasco e metà
bresciano, lavoriamo sodo, non molliamo mai», ride. Ad oggi rimane l’unico non
americano ad aver vinto il massimo titolo nel grande Futurity di Oklahoma, che
i reiners chiamano significativamente “The Big One”, e lo ha fatto per ben
quattro volte. Queste, e una marea di altre vittorie affisse nel suo
interminabile medagliere, gli hanno fruttato nel 2006
il primato di più giovane Million Dollar Rider della storia. Da lì in poi, di
milione in milione, è oggi arrivato ad essere l’unico e solo 9 Million Dollar
Rider al mondo.

E sì, le basi di un
successo internazionale così immane vengono tutte dalla laboriosa pianura
padana: «Riguardo all’accumulo di vincite NRHA, quelle che nella vita di un
reiner vanno poi a sommarsi per ottenere i vari titoli “Million”, avevo già
iniziato quando ero bambino», ricorda il campione. «Mio padre ed io siamo
sempre stati molto seri, e anche se non correvo nelle categorie professionali
dedicavo tutto il tempo in cui non ero a scuola ai cavalli. Naturalmente la
parte più grossa è arrivata dopo il trasferimento negli States. Ho messo giù la
testa, ho cercato di imparare da tutti quelli che volevano insegnarmi qualcosa.
E ho imparato veramente molto. In America più lavori sodo più vai bene, più vai
bene più ti arrivano le opportunità. È una formula matematica, non c’è nessun
segreto: grandi cavalli, grandi clienti e così sono riuscito a esprimermi».
Modesto, in realtà: perché a cavallo ci vuole anche tanto talento e non tutti
lo posseggono. È una dote naturale. Ma Andrea continua a sottolineare come nel
suo mestiere la sete di conoscenza faccia la parte del leone: «Non bisogna
avere solo fame di vittoria, ma una autentica fame di imparare sempre di più.
Io ho imparato sia dai trainer per cui ho lavorato o da quelli che mio padre i
primi tempi pagava per farmi da coach, sia da tutti i ragazzi che hanno
lavorato per me. Tengo la mente aperta, perché si apprende sia dai grandi che
dai piccoli. Ogni persona nell’ambiente dei cavalli è molto brava a fare
qualcosa: cerca di capire qual è e falla tua! Imparo anche da mio figlio, così
come lui ha imparato da me: ci stiamo spingendo a vicenda in una sana
“competizione famigliare”».
Anche Luca, figlio
maggiore di Andrea e della sua moglie californiana, Tish, ha infatti già
intrapreso la carriera professionale nel reining e lavora al fianco del papà. Tirato
su con la stessa ricetta con cui nonno Sergio ha allevato Andrea, Luca è a sua
volta già un campione, così come Tish è un’amazzone di primissimo piano tra i
non professionisti. Jeremy,
invece, il figlio minore, ha un’altra passione che coltiva a sua volta a
livello agonistico e con grande successo: il motocross. Anche quella ereditata
da papà, che lo praticava in gioventù - cavalli reali e cavalli d’acciaio - e
anche quella dispensatrice di pura adrenalina. Dopo alcuni anni in California,
Stato d’origine di Tish, ora la famiglia Fappani vive da 15 anni in Arizona.
A
Cremona,
Fappani monterà
Hosss (foto a fianco) , un magnifico stallone Quarter Horse di 4 anni che con
lui è stato 7° allo scorso Futurity Usa: un cavallo dalle qualità eccezionali,
che conosce molto bene per averne addestrato sia il papà, il famoso
riproduttore
Colonel Shining Gun (3ML$) , sia la mamma: «Questo mi fa sentire un po’ vecchio»,
scherza, «Ma ero davvero curioso di vedere il risultato di due talenti come
quelli dei suoi genitori, che avevo sperimentato di prima mano». Ma come è
venuta la decisione di tornare a gareggiare in Europa dopo tanti anni? Si è
trattato solo dell’appeal di una gara e di una sede logistica ormai perfette
anche per un palato fine come il suo, o c’è altro? «Certamente c’è stato anche
un richiamo emozionale… Alla fine il mio cuore è sempre italiano, e avevo
spesso detto sia alla mia famiglia sia a mio padre che almeno una volta, finchè
sono ancora competitivo, avrei voluto tornare. Ho capito che il momento era
arrivato lo scorso novembre a Oklahoma City, durante il Futurity: Eleuterio
Arcese stava illustrando a me e ai proprietari di Hosss il Program europeo e le
caratteristiche dell’evento, e loro hanno detto: “A noi farebbe piacere far
conoscere la nostra scuderia dall'altra parte dell'oceano. Tu sei sei italiano
e ti piacerebbe andarci con un cavallo competitivo. Mettiamo insieme i nostri
sogni e partiamo!”. È bellissimo, sarò di nuovo a Cremona, dove è un po’
iniziata la mia carriera quando ero giovane. Dal compianto Peppo Quaini,
notissimo allevatore in quelle zone, lavorava il meglio dei trainer americani
dell’epoca: Mike Davis, Scott Fisher… Io andavo ad allenarmi là. E poi tutti i
pionieri del Reining in Italia sono stati in gran parte cremonesi. Perché è
proprio tra il Veneto e Cremona che è iniziato un po’ tutto. Sono sicuro che
ritroverò tanti amici, e sarà davvero bello ed emozionante».
Ma che cosa pensa
Andrea della concorrenza che si troverà di fronte una volta varcato il gate?
Qual è la sua opinione sul livello del Reining che vedremo al Salone comparato
con quello Usa? «Ormai la differenza sta solo nei numeri, ovviamente in America
molto più alti. Ma la qualità in Europa è uguale al top quality in America. Ci
sono ragazzi che sono venuti recentemente a mettersi alla prova negli US e con
cavalli buoni hanno fatto delle splendide figure: vorrei citare per esempio Gennaro
Lendi, che ora è “mio vicino” a Scottsdale (siamo appena stati co-Champions in
un Derby pochi giorni fa), o Mirko Midili, che anche lui sta andando molto
bene. Ci sono un sacco di italiani ed europei che arrivati negli Usa stanno
dimostrando che siamo allo stesso livello». E tra quelli che sono rimasti qui e
che Andrea dovrà affrontare sulla sabbia cremonese? «Beh lì l’uomo da battere è
certamente Manuel Cortesi: sembra non importi neanche il cavallo che monta,
ormai sta vincendo tutto! Contro di lui sarà una sfida sia per me che per
chiunque altro. Però se sei “confident” dentro te stesso, sicuro di quello che
fai, non ti preoccupi di chi dovrai battere. Io non ho paura, semplicemente
faccio del mio meglio. Nella mia carriera ho corso contro tanti, tanti,
talenti, alcuni anche migliori di me. A Cremona avrò un buon cavallo. E sarò lì
con tanti amici a fare una bella esperienza. Se le cose andranno bene Manuel
farà fatica come la farò io. Se andranno male, magari non vinceremo né io né
lui, ma qualcun altro!».
Oltre a questo bellissimo pezzo, riprendiamo qui sotto alcune domande più "tecniche" emerse nel corso della Diretta del 13 maggio e che ho avuto il piacere di porre via web ad Andrea tramite la giornalista Nicole di CM
(domande da Mauro) Andrea, ci diciamo spesso tra addetti ai lavori che il Reining è cambiato molto in questi anni. Ma in che senso per te. C'è più genetica, meno addestramento o cosa è cambiato davvero?
Più genetica, meno addestramento...oppure per dirla meglio: sempre lo stesso addestramento, ma diverso. Quando ho iniziato io ci concentravano molto di più nell'insegnare la manovra al cavallo perché i cavalli non erano naturali nelle manovre. Mancava una genetica attenta, i cavalli della mia prima giovinezza non erano certo come questi grandi cavalli che nascono già molto naturali su spin, stop e cambi di galoppo, per fare degli esempi.
Quindi anche il mio metodo di addestramento è cambiato molto, perché non devo concentrarmi più tanto nell'insegnare la manovra. Ma attenzione è vero anche che i cavalli di oggi devono essere gestiti sia mentalmente che fisicamente molto di più, nel senso che sono cavalli molto più sensibili mentalmente, che facilmente puoi impaurire e rimandare indietro.
Soprattutto qui negli Stati Uniti dove ci concentriamo molto sui tre anni, sapppiamo molto bene che a quell'età i cavalli che sono molto atletici, ma tante volte fanno quasi troppo per il fisico che hanno.
E allora devi essere tu a saper seminare correttamente. Devi capire tu quanto puoi spingere, quanto puoi lasciarli fare. Loro magari vorrebbero fare di più perché sono dei grandi atleti in modo naturale, ed è allora compito nostro di trattenerli un pochino, quasi di tenerli un po più indietro. Ecco perchè dicevo all'inizio che c'è sempre e comunque tanto Training da fare ma è davvero cambiato moltissimo l'approccio verso i cavalli e soprattutto verso i giovani cavalli.
Andrea, nell'ambiente equestre tu sei assai noto per essere un capo piuttosto "esigente" con i tuoi collaboratori, con chi viene da te per imparare il mestiere. Negli anni peraltro hai visto passare molti ragazzi da te, diversi dei quali poi hanno continuato a correre sulle proprie gambe, mettendosi magari in proprio o trovando posto nel tuo team o quelli di altri top trainers., Che ne pensi di questa nuova generazione di "apprendisti Reiners". Più talentuosi, tanto impazienti o come vedi tu l'approccio al lavoro in questi anni.
Di sicuro sono esigente, so bene quale è il mio standard. Perchè devi capire che sono esigente, in primis con me stesso. Però so anche chiedere consapevolmente fino a quello che realmente puoi fare. Nel senso che non è che chiedo alle persone di fare quello che non sono in grado di fare. Dopo di che, è vero: se possono darmi un 80% , io chiedo all'80% tutti i giorni.
Quindi per risponderti: si, sono uno che chiede molto. Capite bene che nel mio Team cerchiamo di ottenere il meglio possibile, di fare un ottimo lavoro nel mondo del Reining e per questo chiedo che la gente intorno a me dia il 100% di quello che possono fare.
D'altronde sono stato cresciuto così dai miei genitori e le persone per le quali ho lavorato da giovane, avevano la stessa filosofia. Però guarda bene: se io davo il 100%, allora mi davano tutte le opportunità al mondo. E' per questo che sono riuscito a ottenere quello che ho fatto nella mia vita, perché le opportunità mi son state date perchè io ho ci ho messo il 100% di quello che potevo fare. Ecco perchè sono cresciuto con questa filosofia
Naturalmente c'è tanta gente che non è come me; adesso che divento un pò più vecchio capisco che magari non puoi chiedere a tutti di dare il 100% tutti i giorni, magari la gente vuole divertirsi un po di più nella vita. Magari vogliono darti il 100% per cinque giorni e poi avere due giorni di riposo dove possono andare a svagarsi un pò. Tutto giusto, ma alla fine la gente che lavora con me, è gente molto simile a me. La realtà è che noi ci divertiamo facendo quello che facciamo, ossia montare a cavallo. Poi certo, magari ci prendiamo mezza giornata e facciamo un giro in moto. Poi però alla fine la nostra passione sono i cavalli e siamo sempre qui in scuderia.
Andrea, a volte si ha l'impressione che l'Europa guadagni terreno sui cugini americani, ma poi in realtà finisce sempre che il Reining USA è un passo avanti..... Quando guardi le nostre gare dal tuo divano al ranch (e adesso le vedrai anche da vicino!) cosa pensi per davvero del nostro reining. A tuo avviso cosa manca qui in Europa o cosa va migliorato?
Guarda Mauro, come dici tu il Reining in Usa è sempre un passo più avanti, però quel "più avanti" diventa sempre più piccolo. Io vedo sempre che quando questo sport cambia qui negli Stati Uniti, manca proprio poco perché cambi anche in Europa. Cosa è diverso?
Qui in USA ultimamente le scuole dei giudici insegnano che vogliono vedere un Reining molto-molto naturale, chiedendo allo stesso tempo tanta difficoltà; ossia, vogliono vedere tanta potenza e velocità, ma anche tanta pulizia e soprattutto vogliono vedere un cavaliere che NON aiuta il cavallo. Questo significa meno contatto in bocca e cavalli che sembrano molto naturali nelle transizioni tra una manovra e l'altra.
Quando vedo le gare in Italia, in Europa in generale, secondo me abbiamo anche qui delle grandi manovre espresse soprattutto dai Top: grandi spin, grandi stop. Tuttavia a mio avviso manca tante volte un pochino di pulizia. Una pulizia nella manovra, che in realtà iniziamo a vedere anche di qua dall'oceano almeno ai livelli più alti. Più in generale la pulizia di cui parlo io, nel senso una transizione pulita da una manovra all'altra, è quello che fa la reale differenza tra il +mezzo e il +uno qua negli Stati Uniti. Si può dire infine che la nostra mission sempre più sia quella di mantenere alta la velocità di manovra ripulendo ogni esecuzione ancora di più. Una cosa che è più facile dirlo che farlo, insomma...
Tutti gli sportivi hanno un Hobby nella vita. Chi viaggia, chi gioca a golf, chi dipinge quadri. Salvo poi scoprire che quando Andrea non fa Reining.....va comunque a cavallo (!!!) E parliamo ovviamente delle tue recenti sortite nel mondo del Working Cow Horse e del cutting
E' vero... ultimamente ho fatto working cow-horse e un po’ di cutting. Mi piacciono molto, mi diverto. Però - lo ammetto - ho dovuto ritornare a concentrarmi sul Reining. Ho capito che era davvero troppo: non si può fare tutto nella vita e io ho ancora un paio di goals, un paio di traguardi diciamo così da raggiungere nel Reining…"
OPPURE RIVEDILA QUI
...Un attimo prima che tutto abbia inizio, una intervista esclusiva al 9ML$ Andrea Fappani, indiscusso LTE all time Nrha leader, che sarà in Italia per gareggiare all'EUROFUTURITY 2025 all'interno del Salone del Cavallo Americano organizzato da TFY by G.Doardo.