CUOIO, ARENE E WORLDWIDE BRAND....
Cosa conta nello Sport per creare un fenomeno mondiale? Risultati, continuità, personalità, talento. Certo, negli sport a trazione "umana" di solito è il Campionissimo ad indossare il "Woldwide-Brand" di moda (Adidas, Nike, Converse, Reebok e dintorni). Da quel momento quel Brand si nutrirà delle sue vittorie e dei suoi successi per accrescere il suo "potere" nell'immaginario collettivo.E se gli sportivi...hanno 4 zampe? Ecco che a volte succede il contrario. E' il caso degli sport equestri dove un cavallo di grande successo in arena - e poi come riproduttore (o super-mare) - diventa a volte leggenda, proprio grazie al Brand giusto. Un Brand che va a volte ben oltre, come nel caso che vi raccontiamo, il marketing delle monte e del breeding.
In questa riflessione di Marketing & Design, abbiamo infatti coinvolto un Grafico che TUTTI nel mondo Reining conoscono non tanto per il nome, quanto per una sua creazione diventata una leggenda del nostro sport. Il suo nome è Francesco "Frank" Moretti ed è il creatore di un logo diventato ormai iconico e che subito accende la fantasia di chi lo guarda: è quello di Inferno Sixty Six (now 5ML$ dell'italianissimo imprenditore romano Domenico Lomuto).
Nel mondo del Reining, dove il pilastro monolitico della comunicazione - forse anche troppo - è la parola "tradizione/heritage", si lascia forse poco spazio alla sperimentazione, ma c'è anche chi ha avuto il coraggio di portare un linguaggio visivo moderno e riconoscibile.
“Frank, è vero
che il logo di Inferno è nato quasi per gioco, una sera di novembre, qualche
tempo prima del Futurity… e con Domenico in piena ansia creativa?”
“Oh sì, è tutto vero!” sorride Frank. “Era novembre, poco prima del Futurity di Okla e Inferno stava per scrivere la sua storia, scendendo nell'ovale e incantando il pubblico con la sua livrea inconfondibile. Dom (ndr Lomuto) era nella sua modalità ‘pre-gara’: agitato come sempre, ma allo stesso tempo in una sorta di stato di grazia creativa. Voleva un Logo forte da portarsi ad Oklahoma City, anzi mi dice tutto concitato: " qualcosa di grande impatto, super semplice e utilizzabile ovunque!". Io pensai "...Si e poi???".
Ma in quel momento ho anche realizzato che la sua idea forse per la prima volta in questo sport andava oltre l'arena. Capiscimi, fino ad allora il marchio di un cavallo era solo un "accessorio" di secondo piano, tipo le iniziali del nome stilizzate da mettere su un Cap o a corredo di una bella foto, ma senza invaderne mai lo spazio. Cavallo protagonista, Logo inteso piuttosto come studio grafico del nome, ornamentale ma non invasivo.
Mentre Domenico quel giorno mi ha dato subito l'impressione che avesse già in testa qualcosa di più, qualcosa da cui far nascere un merchandising importante, magari un’estensione verso l’abbigliamento, come è poi stato! (E va pure fortissimo VEDI QUI)
E ce ne siamo accorti, infatti! So che il sito di I-66 vende oggi prodotti di abbigliamento che sono usciti dai confini Reiners conquistando una platea di affezionati di generi ed età diverse. Ma come nasce lo studio grafico vero e proprio ?
“Abbiamo iniziato dal nome, stizzando le tipiche corna demoniache, ma così era un po' troppo forte … abbiamo giocato sul nome, fatto mille prove... (a fianco alcune evoluzioni nel tempo della grafica) Poi, ripulendo le forme e semplificando di qua e di llà, è venuto fuori quello che conoscete tutti: quel segno essenziale, elegante, con il suo ormai iconico doppio 6 che però richiama anche una sorta di inferno dantesco. Ed è stato subito Boom. Da lì ha preso vita l’intero immaginario di Inferno Sixty Six, che permettimi di dire, vive come Logo anche senza che ci sia il cavallo a fianco”
Mi hai chiesto come ci siamo arrivati dal punto di vista tecnico, ma fammi dire nel markeing non esiste solo la tecnica. Ecco perchè ti ho raccontato del momento precedente: proprio da
quel momento "visionario", dove tutto è cominciato.
Come hai detto tu, tutti i marchi esistenti del Reining vivono solo al fianco dell'immagine del cavallo, da soli non sono riconoscibili. Nel vostro caso, il marchio rosso su campo nero è diventato un Cult che tutti ma proprio tutti conoscono.
“Quando ho
creato il logo,” racconta Frank, “non pensavo minimamente che sarebbe diventato
un punto di riferimento visivo per il settore. Io stavo solo cercando di
catturare l’anima di uno cavallo straordinario. Poi quel segno è esploso:
cappellini, felpe, magliette, siti web di abbigliamento, video, social… ovunque! È diventato un cult.”
Da quel primo
progetto, Frank ha firmato numerosi marchi e identità grafiche nel mondo
del reining, collaborando con allevatori, trainer, ranch e associazioni negli
Stati Uniti, in Europa e in Brasile. La sua firma oggi è sinonimo di equilibrio tra estetica contemporanea e
autenticità western.
Il successo del marchio di Inferno Sixty Six è stato solo l’inizio. Da quel momento, Francesco ha ricevuto richieste da tutto il mondo del reining, dando vita a una quantità impressionante di identità visive per trainer, stalloni e scuderie.
Dopo Inferno, una valanga di brand: Bertolani, Sicuro, Cardinal Ranch, Gunner Dun it Again, Whizkey — sono solo
alcuni esempi di una lunga lista
“Dopo Inferno, lo ammetto, si è aperto un
vero e proprio vortice creativo,” racconta Frank. “Ho lavorato con Franco
Bertolani, Nico Sicuro, Chioldo, De Iulio, poi con realtà come Cardinal Ranch e
stalloni come Gunner Dun it Again o Whizkey, e tanti altri ancora. Ognuno con
una storia diversa, un carattere forte e un’idea precisa di come voleva essere
rappresentato.
Detto questo fammi anche dire che siete tutti matti voi reiners! Ma è proprio questo il bello: ognuno ha un carattere forte, una storia, un sogno da trasformare in un segno grafico. Io cerco solo di dargli forma nel modo più autentico possibile.”
Dai brand più eleganti e
minimalisti alle identità più grintose, moderne o profondamente western,
Moretti ha saputo tradurre ogni realtà in un marchio riconoscibile, raccontando
visivamente lo spirito di ogni scuderia, ogni trainer, ogni cavallo.
Francesco, prima di buttarti nel far west del Reining sappiamo che il tuo percorso di crescita è stato ben più tradizionale. So che sei stato a lungo responsabile design di una società che produceva materiali promo per Brand globali. Come a dire, spalle larghe.
C'è lo studio e poi c'è la pratica sul campo, come per ogni lavoro. In quell’ambiente, molto competitivo, molto veloce ho imparato le basi del best practice: ordine, coerenza, qualità del messaggio, strategia, vision.
E si, quando mi sono approcciato con il mondo Reining, ho trovato una sorta di Far West. Affascinante ma estremamente disordinato. Spontaneo, creativo ma in modo "grezzo" nel senso della lavorazione della materia. Ho provato a portare un po’ di sintesi e ordine nel design anche qui dove l'approccio era spesso disordinato, senza una base di pensiero strategico alle spalle.
Fammi capire meglio cosa intendi dire.
“Il reining è
potenza, controllo, eleganza. Il design deve raccontare esattamente questo e mescolare questi ingredienti con la storia che tu intendi raccontare. Voglio dire che non c'è solo il segno grafico, c'è uno studio importante alle spalle. La semplicità del prodotto finale non deve ingannare, è spesso il risultato ultimo di un processo creativo lungo e complesso. Senza un pensiero strategico di fondo, è solo un disegno come tanti.
“Frank, oggi tutti parlano di Intelligenza Artificiale, è il trend topic del momento e lo sarà per molti anni. Tra IA, Chat GPT e dintorni, qualcuno si balocca proponendo segni e testi nati al computer con elabiorazioni di pochi minuti. Tu lavori a mano o metti "quattro coordinate" in un computer e aspetti che l'algoritmo (come si dice ora) lavori per te?
(Ride, ndr) L’IA può disegnarti un cerchio preciso al millimetro più di quello che fa un reiner nella sabbia e anche molto di più,… ma non potrà mai sentire la polvere dell’arena, la potenza del cavallo, l'energia esplosiva di uno sliding stop. Io voglio catturare tutto questo e per farlo lavoro ancora al 100% a mano: matita, schizzi, errori, cancellature, intuizioni.
Noi cerchiamo qualcosa di ‘unico’, guardiamo all’originalità di un tratto: non una semplice rimiscelazione di elementi già visti, come spesso accade con l’IA. La bellezza del design sta nel creare un’identità che nasce da zero, con un’anima vera. Quando vedi una cosa fatta al computer spesso pensi: mmm...dove l'ho già vista? E questo non è cosa buona!
Bravo. Ottima riflessione. Pensa che nel 2015 ci ho scritto un romanzo (Copia Incolla With Love) che senza saperlo era tipo l'alba di "chat-Gpt" per la scrittura di testi, quindi...come non essere d'accordo?
E allora mi puoi capire bene! In ogni caso l’Intelligenza Artificiale impatta e impatterà anche sul nostro settore, ma è usata nel modo corretto se rimane strumento e non "testa" del processo. Questo vale per qualsiasi campo.
E' come nel Reining: puoi cercare tutte le scorciatoie che vuoi… poi, alla fine, è sempre il cavaliere che deve scendere in arena e fare quello stop da credito. Nel design, nella grafica...e anche nel Reining. se togli il tocco umano, rimane solo un Pattern… e non una storia.”
Mi piace questa tua idea che qualsiasi sia il prodotto finale, deve sapere catturare una storia. E Francesco parte sempre da una storia personale. Per poi arrivare a realizzare identità visive complete: loghi, campagne digitali, merchandising, branding per eventi, packaging e linee lifestyle.
“Esatto, un Brand nel Reining non è un semplice esercizio grafico: deve trasmettere una storia. Se non senti l’odore del cuoio e la polvere dell’arena… il logo non funziona.”
Chiudiamo con una domanda leggera “Frank, ma tu , dopo tutto questo tempo nel mondo del reining… hai mai provato anche tu a fare un cerchio o uno sliding stop?”
"Mmm, veramente no. Io sono un musicista! Me la cavo molto meglio con il microfono che con le redini…Ognuno ha le sue passioni ,...ma come si dice, mai dire-mai !"
Frank Moretti ▸ (Art Director & Chief Designer)
Custom Visuals ▸ 100% Human Crafted
E-Mail ▸ bkrv.studio@gmail.com
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