CUORE ROMAGNOLO, TALENTO WORLDWIDE. ARRIVA DA FORLI' L'ULTIMO TOP GUN DEL REINING MONDIALE
ing italiano, raggiunge nei suoi "trenta" quello che per molti è il traguardo di una vita. E' il secondo italiano (assieme a Gennaro Lendi) a fregiarsi di questo titolo, ma e' il primo ad averlo conquistato tutto (ma tutto al 100%) in eventi italiani ed europei, il che è ancora più meritorio. Negli ultimi anni ci è arrivato a passo di carica a partire dal 2018, quando ai WEG Fei americani arrivò 5° Assoluto (!) vincendo poi tutti gli Special, tra i quali due Futurity 3Yrs vinti e più di recente grazie alle gesta di July Jo Snap che in soli tre anni, nelle arene di tutta Europa, ha portato a casa un quarto di milione. Un Tandem dal Cielo, lo abbiamo definito più volte, essendo come tutti sappiamo, proprio quel cavallino baio che che Jack Ronchi stava preparando per il Futurity 2022 e che poi Manuel ha guidato a quattro mani alla gloria assoluta dei più importanti special del vecchio continente.
E' una storia quella di Manuel, nata all'ombra di papà Piero (un burbero dal cuore tenero lo si potrebbe definire: poche parole, sguardo tagliente, una conoscenza e un amore profondo - tuttora - per i puledri e il primo colt starting) nell'allevamento di famiglia, ai piedi di quelle morbide colline romagnole che si distendono a pochi passi dalla riviera e dove si pasteggia a Sangiovese, tra una battuta e l'altra. Da sempre terra di motori e di piloti, la Romagna ci ha regalato un altro Top Gun fuori dal comune, che a manopole e pedali ha preferito redini e staffe, sempre con quella medesima leggerezza e il senso della velocità che accomuna tutti i grandissimi, in tutti gli sport a queste latitudini.
Proprio come il suo cognome,
Manuel ha gesti e parole gentili, sempre misurate, garbate, con un tono che ti conquista e quella conoscenza profonda delle cose di cui parla, che non ha bisogno di esibire. E' sempre presente con i suoi Non Pro ad ogni singola tappa delle regionali della sua regione (ARER), pur usando come tanti gli eventi delle regioni confinanti quando uno Special si avvicina.Nel corso della sua salita all'Olimpo in molti abbiamo pensato che forse quel loro allevamento familiare avrebbe potuto "frenare" la sua ascesa rispetto ad altri suoi colleghi che viaggiavano più leggeri nelle Big Barns e invece Manuel è andato avanti come un metronomo anno dopo anno macinando successi e superando più di una volta il punteggio simbolico dei 230. Ha ribaltato i pronostici, abituandosi a montare di tutto, adattando il suo reining alle diverse linee di sangue e non viceversa.
Della storia passata di Manuel Cortesi, dei suoi anni da Non Pro super vincente e del passaggio tra i professionisti abbiamo già scritto una decina di anni fa e potete rileggere le sue parole di allora QUI.
Ma oggi con grande piacere, gli abbiamo rivolto qualche domanda , appena poche ore prima che prendesse un aereo per Oklahoma City per sedersi in tribuna e vedersi le finalissime Nrha. Eccole qui
Manuel, con la vittoria al Big Futurity Irha 2024, Boris Cook ha annunciato ai microfoni già quella notte che avevi superato il muro del Milione. Tempo di riflettere e fare qualche bilancio, oppure si stappa una bottiglia e si torna al lavoro ?
Grande felicità per l'obiettivo centrato, per la mia famiglia che mi ha supportato in tutti questi anni e per il mio Team di lavoro con cui ovviamente condivido queste vittorie. Con Giacomo che ci guarda dal cielo (ci torneremo dopo, ndr)) Ma da domani si torna al lavoro come sempre: i trofei si mettono in bacheca ma prendono polvere molto in fretta, meglio guardare avanti. Dopo le finali di Okla torno infatti subito in Italia e iniziamo a lavorare alla prossima stagione.
Il tuo sarà davvero un 2025 a trazione americana come si dice?
Così avevamo pensato assieme ad Arcese e Cuoghi, ma poi non è arrivata la vittoria a Lyone (e la qualifica per Las Vegas, ndr) e quindi nei prossimi mesi July Jo Snap affronterà la sua prima stagione di monta prendendosi a questo punto un meritato periodo di riposo.
Abbiamo definito il Top Reining di oggi "stellare" e alle porte c'è il Big One di Okla. Che mi dici del parallelo tra UE e Usa, cosa c'è di diverso di là dall'oceano.
A mio avviso, a cambiare soprattutto i numeri. In termine di cavalli e di top trainers. Il settore si muove su numeri consistenti e anche se in Italia in particolare abbiamo superato il tetto del milione al Futurity UE 2024, in Usa ci sono molte gare di quel calibro e tante occasioni in più per eccellere, lo vedi dai continui aggiornamenti nei record milionari dei cavalieri e dei top sires. Ma se alcune "grandi mani" italiane oggi lavorano a livello top (Gennaro, Mirko, Cira, Gully ...negli States) qualcosa significa. Il talento italiano, non è solo riconosciuto e apprezzato, ma anche cercato. Anche per i cavalli, si sta creando un flusso inverso di soggetti importati dall'Europa. Per ragioni di costo, certo. Ma anche di grande qualità.
Nella rincorsa al sogno americano c'è chi ogni volta dice "ma in Usa è un'altra cosa..." . Bene, ma c'è qualcosa che i nostri "sognatori" proprio non considerano o non vogliono vedere?
Ah certo, ed è fra l'altro qualcosa di molto tangibile. Avere in America in addestramento un cavallo da uno dei Top Trainers Usa, costa minimo 2000/2500$ al mese tra training e pensione. I costi delle gare (pensa agli invitational) sono ben più elevati. Mettici poi gli spostamenti, parliamo spesso di oltre mille km di viaggio andata e ritorno. In termini finanziari in USA cambia tutta la prospettiva e di molto. In linea di massima guadagni potenzialmente di più come montepremi, ma hai ogni mese costi assai più elevati. E' vero infatti che riesci a scaricare dalle tasse - se risiedi in Usa - buona parte di quanto si spendi sui cavalli anche se lo fai come hobby , ma proprio per questo tutti i servizi costano di più al cliente finale. E se decidi di vivere lì, chiunque ti può dire che sanità, scuola, casa e così via non solo hanno costi totalmente diversi ma occorre avere coperture assicurative spesso molto costose.
Insomma viva l'American Dream a patto che si conoscano bene pro/contro e che non diventi poi un "incubo". Questo sia come piccolo proprietario sia per chi decide di vivere lì.
Ma da quelle parti avrai un modello di riferimento
Certo, se parliamo di Reining in senso stretto ci sono alcuni grandissimi campioni , mi piace guardare come lavorano, cercare di capire le nuove soluzioni che portano avanti. Devo dirti che sono piuttosto bravo ad osservare e cogliere i dettagli, le sfumature. Questo vale sempre in campo prova, ma se mi chiedi i nomi di alcuni "giganti assoluti" ti dico su tutti Andrea Fappani, Casey Deary e negli ultimi anni Jason Vanlandigham
Cambiamo argomento: una volta "scalata la montagna" come ci si mantiene ai vertici del Ranking? Cosa fai tu nel concreto?
Ci si mantiene ai vertici solo in un modo: continuando a metterci la stessa passione/dedizione/disciplina e poi aggiornandosi, mantenendosi open mind, confrontandosi con colleghi dei quali apprezziamo il metodo di lavoro. Io ogni anno mi prendo del tempo a inizio stagione per invitare un collega a casa e provare insieme a lui i miei cavalli oppure anche per andarli a trovare e montare con loro. Lo farò anche quest'anno e l'ho fatto negli anni passati con colleghi come Barbagli, Lukas, Mirko, Brunelli, Fonck e altri. E' un modo per focalizzarsi concreto anche solo su una unica manovra che a loro riesce particolarmente bene. E anche per avere un loro giudizio sul livello di preparazione dei miei giovani cavalli.
E' il corrispondente, ovviamente strutturato in modo diverso, dei Clinic che i non pro fanno con professionisti diversi. Per tutti noi, anche se queste occasioni ci lasciano magari solo uno "sblocco" su una singola manovrà, è questo il senso del confronto, dell'aggiornamento. E in questo mestiere non puoi fermarti mai. Hai visto come il metodo di giudizio negli ultimi dieci anni è cambiato?. E noi dobbiamo cambiare con esso. Non si può fare diversamente.
E' questa allora la chiave del tuo successo ?
Ma non è la sola. Il successo alla fine è un cocktail: ci vuole un certo talento - diamolo per scontato, altrimenti non faremmo questo mestiere - , poi mettici la costanza nel lavoro, la dedizione al sacrificio, un ottimo Team intorno (!) e appunto, la capacità di mantenersi open mind, di cambiare cose che nel proprio programma non funzionano o funzionano meno. Mescola tutto e alla fine, aggiungici magari anche un pizzico di fortuna in qualche occasione e i risultati arriveranno.
Dieci anni fa ti avevo chiesto un consiglio per chi inizia (e fu molto interessante: mi parlasti della "velocità", rileggete quell'intervista!). Oggi che cosa diresti ai tuoi lettori o cosa vorresti sottolineare?
Oggi posso dirti, ed è merito dell'impostazione del nostro allevamento - perchè da sempre monto davvero diverse linee di sangue, che capisco sempre di più la necessità di adattare il proprio Reining al cavallo e mai viceversa.
Non è più tempo di estremizzare le cose, di volere piegare diversi soggetti al proprio modo di montare. Dobbiamo capire cosa funziona meglio e metterlo in pratica. Non tutti i cavalli li posso montare con le gambe addosso, non tutti amano essere piegati nella posizione che ci dà maggiore confort in sella o sicurezza in gara. E nel tempo ho capito profondamente che a volte un soggetto capace ti dà di più quando accetti il SUO modo di fare una cosa e non lo forzi a farlo come vuoi tu. Bada bene, parlo di sfumature sulle manovre, non della Foundation, ma è un tema importante da capire soprattutto per chi questo lavoro lo approccia da professionista. Io stesso, che amo comunque i cavalli ben dressati e impostati, negli ultimi anni cerco posizioni più naturali, senza forzature. Che è poi, lo sappiamo, quello che oggi vogliono vedere i giudici è una maggiore naturalezza. A cosa serve avere un cavallo con il muso a terra se poi quando lo metti in drittura tira su la testa e corre in tutto un altro modo. I Giudici lo vedono e ne tengono conto nel punteggio.
In generale, va cercata una maggiore naturalezza, avendo rispetto per la conformazione di quello specifico cavallo. Soluzioni tecniche che quindici anni fa facevano sembrare un cavallo "più bello e con più eye appeal" ed erano la norma, oggi i Giudici non le vogliono più vedere in arena. Ed è quindi una cosa non solo sbagliata, ma proprio... inutile! Questo è il mio consiglio di oggi, che ne dici?
Penso che sia una cosa che nell'ovale di Cremona vediamo sempre di più in ogni finale. Ed è quindi un ottimo consiglio ! Ma tu a parte quando sei sotto i riflettori a celebrare una vittoria, come è la giornata-tipo a casa con il tuo Team?
Noi iniziamo alle 6.00 di mattina, ma in estate assai più presto per sfruttare il fresco. Pausa a mezzogiorno e poi di nuovo in sella dalle 13.00 fino alle 18.30 circa. Ho un Team di lavoro con me affidabile ma molto preciso. Riesco a montare parecchi cavalli perchè ovviamente ho chi me li prepara e me li scalda in arena. Ma sempre seguendo le mie indicazioni. I miei ragazzi poi sanno che sono molto esigente, soprattutto con i due anni. Con i puledri più giovani, li guardo lavorare in sessioni di circa 20 minuti; io inizio a montarli più o meno adesso, verso dicembre dei due anni. Mi fa piacere vederli crescere con loro e intervengo prima, solo se capisco che c'è un piccolo blocco che va superato senza che il problema si sedimenti troppo. Con i cavalli più grandi o con quelli adulti posso invece arrivare a sessioni di 40/45 minuti con i tempi di pausa.
Ma la tua routine con i cavalli adulti è focalizzata oppure vai ogni volta provarlo su tutte le manovre.
Provo un pò tutto solo vicino ad un evento, aumentando la pressione. Quando siamo invece distanti da uno Special, il mio lavoro dopo un pò di ginnastica rimane su una o due manovre, dipende dal cavallo.
Tuo padre è sempre a bordo arena con te?
No dai, sono finiti quegli anni. Mio padre ha un occhio molto attento per i dettagli ma giustamente non passa le giornate con me a guardarmi montare. Ha una scuderia da portare avanti, i suoi amati puledri da iniziare, continuiamo ogni giorno a scambiarci impressioni e pareri ma su un piano diverso, più collaborativo in modo reciproco.
Mi ha detto che hai un Team solido e preparato e ogni tanto infatti vediamo uno dei tuoi Assistant in gara. Un tuo pensiero su questa professione e su come vedi i giovani che oggi si affacciano al mondo dei Pro
Tengo molto ad avere un Team strutturato e capace, è una delle chiavi fondamentali per il successo. Ci sono tante trasferte da gestire durante l'anno e se il lavoro a casa non va avanti, lo vedi subito. Poi certo, capisco e so bene che ognuno di loro ha in mente di entrare un giorno in arena e dimostrare che è pronto. E io cerco di renderli pronti. Ma occorre tempo....
Penso di capire dove vuoi arrivare..
Lo sai, è come se i più giovani oggi avessero fretta - a volte troppa fretta!-. E' il solito discorso che ti hanno già fatto altri, lo so, ma se tutti ti rispondono allo stesso modo qualcosa di vero ci sarà! C'è differenza tra il mondo reale e i tempi dei Social, dove sembra che tutto succeda in poco tempo, anzi in modo istantaneo.
Il mio consiglio, per chi vuole fare davvero questa professione, è quindi quello di prendersi del tempo senza bruciare le tappe. Imparare nel profondo, ogni singolo step di gestione di una scuderia. Se l'occasione di mettersi in proprio arriva troppo presto, ti puoi bruciare. Mentre imparare in un centro conosciuto, da un uomo di cavalli affermato e per un tempo congruo, diventa una patente di serietà che ti porterai dietro per la vita.
Grazie Manuel, provo io ad aggiungere una cosa alle tue giuste osservazioni: mentre nel settore equestre tradizionale chi apre o gestisce un centro, lavora sopratutto su pensioni cavalli e lezioni di base, (i due pilastri di ogni centro equestre che funziona) nel Reining troppo spesso si pretende di "fare il bilancio" con il Training o pochi Reiners non pro già capaci di montare. Ma questa è una strada molto diversa e molto più difficile.
Certo, se decidi di prendere questa strada, devi sapere che per un Trainer parlano i risultati suoi e dei suoi allievi. Ma se questi risultati poi non arrivano? L'altra faccia dei Social è che oggi tutti siamo in vetrina e le scuderie in un attimo si riempiono e si svuotano.
Meglio quindi aspettare il momento giusto e non buttarsi nella mischia quando non si è ancora davvero pronti. Paradossalmente, questo non è per niente un consiglio facile da seguire, lo capisco. Soprattutto di questi tempi, soprattutto per chi magari oggi ha 18/20anni.
Quando ti ho conosciuto eri un Non Pro emergente, ancora con il caschetto da Youth. Poi sei diventato il golden boy numero uno, oggi sei un trentenne di successo, posato, trasparente, quasi saggio a sentirti parlare. Dopo il Milione, c'è il pensiero di mettere su famiglia nel tuo futuro?
(nella foto Manuel con Sara, la sua dolce metà) Assolutamente si, ne sarei molto felice. Ho ben presente le mie radici, ho ben presente da dove è partita la mia storia, da dove un ragazzino attinge la sua forza, la sua energia. Ed è certamente un pensiero su cui posso dire che oggi mi fa piacere indugiare.Torniamo alla tecnica: ho una domanda io per te. Parliamo di "Pay Time". Vediamo tutti che oggi sono molto cambiati, almeno per noi Non Pro. Un tempo il tuo trainer nel pay time ti chiedeva sempre di fare un pattern diverso da quello di gara. Persino gli stop li provavi dall'altra parte dell'arena. Oggi invece sempre più il Pay Time sembra "una specie di ripasso", magari con qualche variante, del percorso che il Non Pro dovrà fare il giorno dopo. E' una mia sensazione sbagliata o è così? E se si, perchè ?
Perchè anni fa cercavi di evitare di mettere il tuo Non Pro nella situazione di avere poi un anticipo di manovra in gara; diciamo che magari i Non Pro di allora erano tutti un pò più "verdi", meno navigati. Ti tenevi allora una unica cartuccia buona, ed era la gara.
Oggi è il contrario. Come trainer, da terra preferisci sapere se ci sarà un problema per il tuo Non Pro, proprio in quel pattern. Non è che per forza devi fare tutto il disegno, ma se pensi che ci sia un problema - faccio un esempio - nello stoppare verso l'uscita o nel fare un Run in corretto, è meglio che il problema salti fuori nel pay time. Allora "l'errore in agguato" vai proprio a cercarlo lì dove pensi che si possa manifestare. Ovviamente prendendoti però il tempo di correggerlo prima della gara.
Poi esiste anche la famosa Any Horse, any Riders che a volte è meglio perchè con Giudice+Video/foto in campo, i cavalli più ansiosi o più mestieranti, hanno meno punti di riferimento per capire se si tratta di gara o di una scuola. E i cavalli, ti assicuro, queste cose le capiscono.
All'inizio di questo pezzo, abbiamo citato il tuo grande amico Giacomo Ronchi (QUI), mancato a ottobre del 2022, quel pezzo di cielo che ti abbiamo visto spesso indicare, dopo una finale su uno "dei suoi" cavalli.
Giacomo lo sa che dedico anche a lui questo traguardo, non c'è n'è bisogno di sottolinearlo. Chi ci ha conosciuto e frequentato lo sa: Jack è sempre con me. E' stato un grande amico ed un grande addestratore. Montava da noi nel nostro centro di Forlì (anche Giacomo era forlivese, ndr) , passavamo di fatto le giornate insieme, montando a cavallo, scherzando, pranzando molto spesso insieme in pausa. Ma era anche uno psicologo apprezzato ed infatti entrava nella testa dei suoi cavalli, anche quelli più difficili: questo è per me l'insegnamento più prezioso. Lui vedeva me e io vedevo lui, a volte ci scambiavamo i cavalli. E' stato un bellissimo periodo di vita....
Ancora adesso quando monto in arena e c'è qualcosa che non gira, mi domando sempre "E adesso cosa farebbe di diverso Giacomo?" Ecco perchè posso dirti che mi manca molto, ma allo stesso tempo è sempre con me, ogni singolo giorno.
E' bello sentire da te queste parole che arrivano dal cuore. Eppure quando sei in gara appari freddo come un metronomo, anche se guidi sempre sul filo. Come gestisci la pressione attorno a te, ti isoli o costruisci mentalmente il punteggio che stai realizzando manovra per manovra?
Quella che tu chiami "freddezza", per me è essere garista. Questo fa differenza. Magari tecnicamente ci sono persone bravissime a casa, che però in gara rendono meno perchè la gara li mette in ansia. Non sono garisti e nel nostro sport che è individuale, non puoi nasconderti dentro una squadra quando non ti senti in giornata: ogni volta sei li con il tuo cavallo, "nella solitudine dell'arena" come ogni tanto scrivi tu (Ah, allora mi leggi!!, ndr)
Io la pressione non la soffro, però la sento, mi carica. E' come una scarica di adrenalina, una scossa elettrica che bada bene, è possibile in realtà trovare a qualsiasi livello, anche nelle primissime gare da rookie. Solo che alcuni soffrono questa sensazione. Io mentre sono in arena, sento ogni voce intorno a me, anche le battute sciocche di qualche amico a bordo campo. Le sento, le trasformo in energia dentro di me e nella mia testa valuto ogni singola manovra mentre la svolgo, pezzo dopo pezzo, manovra dopo manovra così che capisco se sto facendo davvero bene o se occorre recuperare qualcosina.
Al mosaico di "talenti" necessari per fare un bravo professionista, come dicevamo prima, aggiungiamo allora anche questo ?
Si. diciamo che l'essere garista fa la differenza. Rende le cose più semplici. E non è una cosa che puoi insegnare. Forse la puoi valorizzare o imparare a nascondere la tua ansia, ma in qualche modo il piacere di entrare in gara deve essere dentro di te. E' una caratteristica importante, da mettere in fila con le altre cose di cui abbiamo parlato prima. Se nasci garista, ti è più facile gestire quei quattro minuti in cui ti giochi magari l'intera stagione.
Dopo di che è ovvio che nel nostro sport, come sai anche tu, a certi livelli vince chi in quella gara ha il cavallo migliore ed esprime il reining migliore in quel momento, non chi ha solo più grinta. Ma anche questo è il bello del nostro sport, no?
A questo punto però sento nel telefono la sua macchina che frena e i cicalini della Retro che Bippano metallici. Aeroporto raggiunto! E' tempo di salutarsi: come dicevo all'inizio, abbiamo fatto questa lunga chiacchierata mentre Manuel andava in aeroporto per volare a Okla.
In America e ritorno però, perchè come direbbe Manuel , anzi magari suo papà Piero: <Cio' ...il mondo è bello Burdel, ma la Romagna...è proprio un'altra cosa!>.
Buon Milion Dollar e arrivederci ai prossimi traguardi !
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