10 feb 2021

L'ADDIO A BAR JACKSON BO, GRANDE CAMPIONE

 BAR JACKSON BO  (1992* 2021+)
QH Stallion da Hollywood Jac 86 x Boss Sugar Bars

Tu dici "BO" e pensi subito alla Peschiera Quarter Horses, il bellissimo centro di Caluso e a Franco Rosso, noto allevatore e grande  appassionato,  ai quali questo grande campione rimarrà legato per sempre. Proprio sulla pagina ufficiale del Centro di Caluso, è apparsa stanotte la dedica struggente che suona circa così "Vai  avanti Bo...e non fermarti mai. Sei stato semplicemente straordinario...". Possiamo immaginare il dolore di Franco Rosso, della sua famiglia e dei suoi stretti collaboratori 

Bo aveva  lombi nobilissimi, discendente diretto da quell'Hollywood Jac 86 che è stato il primissimo ML$  Horse della Nrha (in tempi in cui i cachet non erano certo quelli di adesso) 

Arrivato dagli Usa dopo la Open Reserve Championship al Futurity di Ardmore, BO ha inanellato una serie di prestazioni importanti tutte sotto la sella di Maurizio Tonini. Catapultato in Italia, a distanza di pochissimo tempo fu reserve al Prefuturity italiano e poi finalista  al Futurity Ancr, E' stato Open Maturity Champion, due volte Maturity Reserve Champion e ha "guidato" assieme ad altri grandi Campioni la DEMO di Reining ai WEG di Roma 1998, prima uscita vera a precedere il debutto ufficiale della nostra specialità in Spagna nel 2002. E' stato infine anche Campione Italiano Open dopo avere vinto innumerevoli Trophy (tra cui ovviamente quello storico di Caluso) in giro per l'Italia. Sulla sella di BO a lungo l'istrionico cavaliere di lungo corso Maurizio Tonini con cui ha vinto diversi titoli. Ma anche Max Canu e Markus Schopfer,  E poi ovviamente  con Marco Manzi (attuale Coach della Nazionale) BO  aveva inoltre conquistato  due reserve championship al Maturity e alcune Open nazionali 

IL RICORDO DI MAURIZIO TONINI 
"Bo, come un fratello. Che stile e che caratteraccio!"
Proprio a  novembre scorso, il mitico Maurizio Tonini era passato dalla Peschiera a salutare il vecchio Campione (foto). Un incontro tra Senatori, delicato e tenero - come è ogni cosa autentica e sedimentata nel tempo, all'epoca in cui tutto corre troppo veloce nell'ansia di stare al passo dei social.  

 Così Maurizio, raggiunto stamattina al telefono: "Lo puoi capire....la notizia  mi ha tolto il fiato.  Perchè BO è stato come un fratello per me . Potrei dirti, è stato  l'ultimo vero e grande cavallo da Reining che ho montato nella mia carriera di sportivo. Con un carattere simile a quello di Franco, ruvido e sincero (sorride, ndr). Perchè Bo era uno Stallone nel vero senso del termine. Di quelli di una volta. Ruvido, a tratti intrattabile. Dovevi entrargli nell'anima per lavorarci è così è stato per noi due"

Un incontro importante, nella lunga carriera da Trainer di Maurizio Tonini, oltre 35 anni di sella e una vita segnata a livello personale da lutti stretti e momenti di grande difficoltà emotiva.  Bo è uno dei pilastri su cui ha ricostruito le sue certezze. "Quando BO  mi ha accettato davvero, sono arrivati tutti i risultati. Era difficile persino caricarlo in Van, quando in primavera iniziava la stagione delle monte, ti facevi il segno della croce perchè  era come tenere alla lunghina un tornado.  Ma in arena...in arena ti dava tutto. Tutto!" 

Si commuove Maurizio "Io in gara lo guidavo solo con la voce. Nulla d'altro, mai una forzatura o un litigio di quelli seri. Perchè un campione di quel genere mica puoi pretendere di addestrarlo o di cambiare il suo stile. Lo monti e basta, lo devi solo sapere esibire. E così facevo io. Lo tenevamo allenato prima di uno Show e subito dopo lo rimettevamo in paddock. Nel pascolo  aveva un grosso pallone con cui amava giocare. Io lo calciavo e lui correva ad addentarlo. Un giocherellone con un caratteraccio e una etica del lavoro pazzesca. Tre cose che insieme oggi raramente o forse mai  ritroverai in un cavallo."

Riaffiorano vecchi aneddoti."Una volta  a Egna Ora, arriviamo al centro dopo i cerchi di sinistra. Spinniamo forte e restiamo in hesitation. Tutti a guardarlo, perchè quando entrava BO in arena tutti si affacciavano alle tribune. Proprio in quel momento,  un cavallo inizia a nitrire fortissimo. Nel silenzio assoluto, BO tira su il testone e sbandiera nella sua direzione. L'occhio si spalanca guardando di sbieco e mostrandomi tutto il bianco.  Pensavo di averlo perso, io ero lì a redini lunghe al centro dell'arena, che potevo fare.  E allora te lo giuro, gli ho parlato con la voce bassa... dicendogli qualcosa del tipo <Oh, ma mica mi vuoi fare il cretino proprio adesso>. Ha rimesso giù il testone brontolando ed è ripartito a bomba nei cerchi. Che gara. Questo era BO. In tanti anni non ho mai più cavalcato un cavallo come lui e non credo che mi ricapiterà"

Bar Jackson Bo è stato tra i  marchi di fabbrica all'ombra del quale in tanti abbiamo iniziato ad avvicinarci a questo sport. E' l'altra metà di quel mezzo sole splendente che campeggia nel Logo della Peschiera QH.

Maurizio mi saluta  senza voce. Un pò per l'emozione e un pò perchè sta rientrando a casa dopo due giorni di Clinic. 
Già, i clinic. Perchè come ogni uomo che ha dato tanto al nostro sport (io li chiamo i Senatori del reining - anche se  alcuni ragazzi di oggi magari li conoscono solo vagamente ) è senza dubbio  nell'età giusta per trasmettere quello che ha capito. 
"Già. Con l'esperienza impari tante cose e devo dirti che è proprio questo oggi il mio cruccio. Certo, sono tornato in sella dopo alcuni anni passati a inseguire altre passioni. Ed è sempre bello montare, magari pensare anche di tornare in gara. Ma la cosa che mi preme fare davvero è quella di trasmettere tutto questo a quelli che verranno. Dando un senso compiuto a una vita spesa in sella, come penso sia per altri colleghi che più o meno sono della mia generazione".

Vero. Saluto Maurizio, che è ancora visibilmente scosso per la notizia di stanotte e mi viene facile fermarmi un attimo a riflettere.
 Quello che mi dice, lo capisco benissimo. Ed è forse la cosa  che manca oggi al nostro sport: una visione fatta per strati, per livelli - in una profondità di prospettiva  che ti possa accompagnare lungo tutta una vita spesa al fianco dei cavalli. Sapendo che c'è il momento dell'atleta puro nella piena fisicità della sua giovinezza, c'è il campione  che vince ancora ma sta iniziando a scendere lungo la parabola e a cedere il passo a nuovi talenti -  e poi c'è  il campione maturo, l'uomo di cavalli  che è quello che può davvero insegnare, fare coaching. 

Perchè mica c'è solo la tecnica, che ovviamente cambia nel tempo ed oggi è sempre più raffinata. Qualsiasi sia il gesto , rimane la  capacità immutata di dare la pennellata giusta nel modo giusto, di sapere reggere le pressioni, di capire cosa hai davvero sotto la sella. E' una cosa che succede nel tennis, succede nel calcio, in qualche modo succede anche nella monta inglese. 

Il coaching non è una cosa per Non Pro verdi e verdissimi o reiner di periferia (come me), forse è quella cosa che a livello alto servirebbe proprio a chi ha tanta pressione  . Tim McQuay un paio di anni fa ha dato l'addio alle gare, ma è sempre un "mostro sacro" del settore, un punto di riferimento per Tom e per suo nipote.  Shawn Flarida, anche quando vinceva tutto, aveva sempre in tribuna due persone: suo padre e Bill Horn che lo osservavano nelle sessioni notturne. Dico, Bill Horn! Qualcuno autorevole che quando sbagli, te lo dice senza timori reverenziali perché ci è passato prima di te 

Che dire. Il futuro appare più rosa, quando hai il senso delle radici. Giancarlo,  mio vecchio capo sul lavoro,  mi ripeteva ogni giorno "Radici profonde, sguardo lontano". E sapete cosa c'è?  Aveva proprio ragione.