I PERICOLI DI UNA PRATICA CHE VIENE DEFINITA ERRONEAMENTE COME "COSMETICA"
Diciamolo pure. E' una pratica piuttosto diffusa nel mondo della performance western. Solo che a bordo arena viene argomentata quasi alla stessa stregua di una toelettatura delle vibrisse o del crine, tanto è vero che di questa pratica non si parla mai in termini di "doping", definendola piuttosto come pratica "cosmetica", quasi fosse una procedura di bellezza, innocua e di brevissima durata fatta per rendere più gradevole la performance di un cavallo mentre è osservato dal Giudice. Perchè è pur vero che in alcune discipline (ma NON nel Reining) , i Giudici considerano ancora come Penalità l'eccessivo movimento o la roteazione della coda.
Nel Reining, come dicevamo, NON ci sono (per fortuna) enalità nel Rule Book per il cavallo che "scoda" (!)
Semplicemente, un cavallo
all'apparenza molto tranquillo nella zona della coda avrà più eye-appeal di uno che invece sbandiera la coda lungo tutto il pattern. Vero magari per il pubblico, ma non per l'occhio attento dei Giudici che tutte queste cose le conoscono da tempo. E questo forse andrebbe chiarito/ricordato a tutti.
Il tema tuttavia sta giustamente allarmando da un pò di tempo le associazioni di Veterinari , perchè
il fenomeno è in crescita e siccome i Vet più seri si rifiutano di praticare questo trattamento e, cresce simmetricamente il "fai da te" in una zona del corpo che è altamente a rischio, visto che si sta parlando della colonna vertebrale (e non semplicemente dei "capelli" del cavallo, come ancora alcuni pensano).
Un esempio al contrario può aiutare. Durante una visita veterinaria un "blocco" articolare ad una articolazione viene fatto nel modo più sterile possibile da un professionista (Vet) e con sostanze idonee il cui effetto cessa dopo pochissime ore (essendo iniettate in quantità strettamente controllate).
La pratica del Tail Block (o quite tail/cold tail ) è spesso praticata (diciamolo) a cuor leggero dagli stessi atleti, dimenticando che la coda non è assimilabile ai nostri capelli, ma è parte della colonna vertebrale stessa, ed è anche fortemente innervata. La sostanza iniettata (magari senza nemmeno disinfettare adeguatamente la parte) è spesso Etanolo , iniettato in una quantità "a sentimento" lungo i due lati della colonna vertebrale, in una zona di per sè fortemente innervata. Essendo una soluzione alcolica, è fra l'altro molto dolorosa sin dall'inizio per il cavallo.
Per di più il suo effetto anestetico non si esaurisce in poche ore - ma dura settimane, a volte anche per mesi e influisce quindi negativamente anche sulla normale deambulazione in paddock quando il cavallo si protegge dagli insetti o alza la coda ogni volta che deve andare di corpo. La letteratura veterinaria è d'altronde piena di casi di danni permanenti o semi-permanenti, tra cui non solo danni a nervi o alla colonna vertebrale, ma anche danni permanenti alle funzioni urinarie e fecali. Per non parlare di trattamenti ancora più invasivi praticati attraverso intervento (chirurgico) sulle fasce muscolari, il che rende questa cosa definitiva (!) e quindi ancora più demenziale.
Senza scomodare i soliti detrattori delle discipline western style di cui è ormai piena la rete e che - a prescindere - ci dipingeranno sempre a tinte fosche , vi basterà "googolare" un qualsiasi articolo veterinario sul tema (come questo) per saperne di più. Anche il Regolamento VET della FISE vieta questo tipo di pratiche di desensibilizzazione (pag 49)
Anche la NRHA, sia ben chiaro, ovviamente vieta questa pratica. Ma la questione, depennata da tante persone come mera "cosmetica", viene forse affrontata ancora a cuor leggero in molte scuderie.
Più che i divieti, basterebbe chiarire in modo (ancora più forte) da parte dei Giudici che la coda del cavallo non entrerà in alcun modo nel metro di giudizio di una gara che assegna meriti o demeriti su basi assolutamente diverse. E che un movimento continuo della coda, come negli ultimi anni è successo per il portamenti rilevato di alcuni cavalli, sia considerata cosa naturale e che quindi NON influirà per nulla sul giudizio. Nella realtà è già così, ma forse varrebbe la pena rimarcarlo in modo ufficiale e chiaro come i Giudici Nrha hanno fatto di recente parlando del galoppo a quattro tempi o del portamento naturale di un cavallo. "Rassicurare" in modo formale atleti e proprietari che il portamento della coda non è una questione che va in qualche modo ad influenzare lo score card, aiuterebbe senz'altro ad abbandonare queste pratiche. Grato se qualcuno raccoglie la questione.