STEVE SI METTE A NUDO: "IL MIO SOGNO AMERICANO, DOPO ALCUNI ANNI DI <BUIO>. VI RACCONTO LA MIA RINASCITA E PERCHE' STAVO PER MOLLARE"
Steve Ouellet da circa 45 giorni è ufficialmente entrato a far parte del Team di Craig Schmersal, Top Reiner da 5ML$ , uno dei professionisti più titolati e influenti nell'intero settore e della comunità Reining a livello mondiale. Proprio in questi giorni, Steve festeggia i suoi 33 anni, un numero simbolico di rinascita, nella
Come tutti sanno, Steve respira da sempre l'odore dei cavalli e delle scuderie: figlio del 3 volte Futurity Champion Pierre Oulet e di una luminare del mondo Performance come Guillame Deschenes, è stato del tutto naturale per lui provare una carriera nel mondo equestre e poi nel Reining.
Dopo l'adolescenza passata in ambito Quarter dove ha vinto diversi titoli internazionali , sono arrivate le prime gare Nrha fino a vincere i Livelli 1/2/3 Open sia nel Futuriity che nel Maturity Italiani, con diverse incursioni a livello internazionale e una collezione di Bronze Trophy. L'approdo in centro importanti, ma solo dopo avere svolto ovviamente un lungo tirocinio (circa dieci anni) come Assistant, dei quali tre alla corte del primissimo ML$ europeo Rudy Kronsteiner - nei suoi anni d'oro, in Austria! - dove peraltro ha conosciuto sua moglie Alessia Vincenzi!
Insomma quello che vi raccontiamo oggi è in primis l'approdo felice della sua giovane carriera e potremmo fermarci qui.
Ma - mentre guida un grosso truck verso Tulsa, dove lui stesso sarà in gara per il team Schmersal, Steve prova a fare in modo onesto anche un bilancio di questi suoi ultimi anni in Germania. Si commuove più volte nel farlo, riparte nel racconto, ha alcuni attimi di smarrimentocon la voce che gli si strozza in gola. Reagisce come fanno le persone autentiche e parla con grande sincerità. E forse raccontando alcuni dettagli a noi, lui stesso realizza di essere stato davvero a un passo dal punto di non ritorno, di essere uscito con un colpo di reni da un periodo buio fatto di depressione, litigi e incomprensioni che facilmente poteva inghiottirsi vita e carriera. Lo rimarca lui stesso verso la fine di questa chiacchierata:
<<Credimi, ripercorrere in questa tua intervista la strada che ha portato me e Alessia fin qui in USA (sua moglie Alessia Vincenzi anche lei da molti anni Trainer professionista) è stato peggio di una seduta di psicoterapia! Ma penso che mi faccia bene buttarlo fuori e forse farà bene anche a qualcun altro leggere queste mie parole.
Vedi, oggi posso dire che sono felice e soddisfatto, ma per lunghi mesi prima di arrivare qui mi sono portato dentro l'enorme peso nel cuore di essere nel posto sbagliato, di avere fatto scelte "non felici" - diciamola così - che mi hanno portato quasi al punto di non ritorno, al punto di pensare di smetterla definitivamente con questo lavoro. Che però non è solo un lavoro, ma tutta la mia vita".Vogliamo allora partire proprio da qui, in modo che non si pensi che la vostra routine sia tutta gare e riflettori accesi, come qualcuno tende magari a pensare?
Va bene. Come molti sanno, dopo esperienze diverse nel mio ultimo periodo ho lavorato in Germania. Qui ho toccato con mano il punto più basso di una parabola che mi stava portando a fondo. Ogni pilota, a monte, ha bisogno di un ambiente solido, strutturato, sereno. E invece le mie ultime esperienze erano delle vere e proprie sabbie mobili fatte di incomprensioni, delusioni e mille traslochi.
Diciamo che ho trovato sulla mia strada anche alcune persone sbagliate e che abbiamo avuto anche un pizzico di sfortuna. Un esempio? Investitori che volevano aprire un centro e tutto in quel momento sembrava facile. Ma la verità è che non basta essere imprenditori per gestire una scuderia da gara, qui non ci sono
profitti facili da raccogliere. Non puoi essere mosso dalla logica del profitto, a monte ci deve essere soprattutto la passione. Perchè nel nostro campo due più due non fa sempre quattro e già arrivare ad un punto di pareggio a fine anno in questo business è un ottimo risultato. Per non parlare poi degli investimenti iniziali da fare. L'ordinario di una scuderia è già dispendioso, ma poi ci sono gli infortuni, i veterinari, i costi in aumento di fieno e mangime, gli erpici e la sabbia delle arene, insomma una montagna da scalare che non si addice a chi vuole solo specchiarsi in un Bilancio d'azienda e comincia a limare sulle spese primarie o sul benessere degli animali. Le scuderie come si riempiono, si svuotano in un istante. E' una delle prime regole non scritte di questo business.E a pensarci bene. quello che dici è vero sia per gli allevamenti che per i proprietari di un unico cavallo. Se fai tutto questo pensando di guadagnarci, è bene che prendi un'altra strada....
Esatto. Dopo di che, non voglio puntare il dito su nessuno, non ho un vero colpevole da additare. Anzi, uno c'è: credo che il Covid abbia dato un ulteriore giro di vite a un ambiente già molto piccolo come è il nostro settore in Italia e in Europa. I prezzi delle materie prime e dell'energia hanno strangolato del resto interi settori e hanno fatto danno anche nel campo equestre.
Il prezzo più alto, come sempre, lo ha pagato la classe media, quella che nel nostro mondo costituisce la base degli appassionati non professionisti , la linfa stessa di cui si nutre lo sport. Ben venga ovviamente il planning a livello alto del Presidente Arcese e dei fondatori di questo sport con i grandi montepremi. Loro alimentano giustamente il sogno, il livello Top che riempie le gradinate e che poi dovrebbe fare da traino al settore. Ma più a valle è il livello medio che sta venendo a mancare.
Da un lato i grandi allevatori in tutta Europa oggi sempre più tendono a diversificare sia come prodotto che come addestratori, piuttosto che puntare sul proprio Stallone. Dall'altro i prezzi dei cavalli sono aumentati notevolmente e i Non Pro per fare quadrare i conti, tendono a portarti il cavallo per due o tre mesi, il tempo di preparare uno Special.
Nulla di male, per carità, ma in breve tempo ho capito che il mio lavoro stava diventando soprattutto quello di ..."mettere una pezza", risolvere cavalli ingranati da una lunga autogestione, massimizzare sempre tutto nel breve periodo, arrivare insomma alle gare "con lo scotch", per poi vedere subito dopo sparire quel binomio fino alla prossima occasione. Anche perchè per le regionali sempre più oggi i ragazzi più maturi tendono a prepararsi in autonomia, oppure d'inverno chi può si porta i cavalli a casa.
Per non parlare di quei proprietari di media caratura (oggi in via di estinzione!) che un tempo ti affidavano volentieri il loro cavallo da portare in gara: oggi invece si fanno due conti e ti dicono chiaramente che anche con un podio Livello 2/3 e con la finale L4, non rientreranno mai delle spese. E allora se devono proprio spendere, preferiscono farlo divertendosi in sella. Anzi, chiedendoti pure di fargli nel frattempo una gara scuola, una collaterale , un Trophy.
E lo sai quante volte mi è capitato in questi ultimi anni? Tante, tantissime (si commuove di nuovo, ndr) E' un compromesso professionale che ho accettato e di cui non mi pento, ma oggi capisco che per me anche questa cosa stava diventando un lungo piano inclinato che portava la mia intera parabola professionale ad abbassarsi. Non solo il livello dei cavalli in preparazione, ma proprio il mio livello tecnico. Non puoi lavorare sereno senza un minimo di orizzonte, di ossigeno. E quando vieni travolto da queste incomprensioni sia con i clienti che a monte con la proprietà della facility, allora bisogna fermarsi un attimo e riflettere.
Io credo di essere capace di fare il mio mestiere, vengo da una famiglia di addestratori, ho fatto diversi risultati in questi anni. Ma mi sono anche voluto sposare, ho messo radici, ho fatto progetti per il futuro. E alla fine ho dovuto ammettere con me stesso che tutto questo sarebbe stato spazzato via continuando su questa strada, facendo l'ennesimo trasloco, sperando di incontrare la persona giusta.
A quel punto ci siamo guardati negli occhi con mia moglie. Il mare era in tempesta, dovevamo uscirne con un colpo di reni. In breve ci siamo convinti che la cosa giusta era fare una ultima prova, ma negli Stati Uniti.
Ti ringrazio per avere condiviso tutto questo con i lettori. Non è da tutti. Ma credo sia importante capire, soprattutto per molti ragazzi, che questo mestiere è una strada lunga e difficile, lastricata di delusioni e di false piste. Che non vuol dire "mollare", ma essere molto consapevoli delle difficoltà. Ma torniamo al sogno americano. Come sei arrivato a casa Schmersal?
Non subito, in verità. Io sapevo solo che dovevo venire negli Usa per avere i primi contatti e toccare con mano le diverse situazioni. Non credo ai "contratti di lavoro" fatti per telefono e poi strappati il giorno dopo. E infatti , come immaginavo, i pochi contatti presi da casa si sono rivelati dei binari morti; abbiamo girato peri Ranch e poi un giorno, parlandone con Muehlstatter, lui stesso mi suggerì di fare un salto e provare da Craig Schmersal. Un nome che qui in Usa, assieme a pochissimi altri, è un autentico mostro sacro. uno di quelli che gli Open stessi chiamano per fare Clinic dedicati, anche in Europa.
E come è andato il primo contatto ?
Ci siamo studiati, lui mi ha osservato montare , ma devo dirti che già il primo giorno ha capito che c'era da parte mia quell'esperienza e capacità che cercava per il suo team. E adesso, dopo alcuni mesi passati ad aspettare tutti i Visti necessari, sono qui finalmente da un mese e mezzo e ....mi è tornato - anzi ci è tornato! - il sorriso.
Si dice spesso che la principale differenza tra il mercato europeo e quello americano, oltre al numero di cavalli, sia l'attitudine generale dell'ambiente. In Usa è lavoro, non un gioco o semplicemente una passione più o meno strutturata. Tu che impressione hai avuto?
Vedi, in generale la cosa bella qui in Usa è proprio questa. Lo respiri dal primo giorno, qui l'ambiente equestre è un vero e proprio ambiente di lavoro. Anzi un'industria, come dicono qui.
Gli obiettivi sono noti, i payout proporzionati allo sforzo economico, esiste una piramide larghissima di facility e addestratori di tutti i livelli, dal Top Level sino agli ambienti rurali delle piccole comunità. Tutti sono business oriented con estrema franchezza e trasparenza, alla luce del sole, anche da un punto di vista sociale e fiscale. E capisci in breve che il rispetto e la serenità che c'è qui non deriva solo dai riflettori di un grande Show, ma viene piuttosto da decenni e decenni di lavoro prima ancora con i cavalli da ranch, che da gara.
D'altronde questa cosa te la hanno già raccontata altri prima di me: da noi a guidare è la passione. E' più un gioco costoso, mentre qui è prima di tutto e per davvero un business. Dove chi lavora bene, ha il suo giusto profitto.
Qui in USA sono alla terza generazione di professionisti e i Trainer dei grandi Ranch, non sono molto diversi dai Manager che vedi in giacca e cravatta in città. E soprattutto non sono "uomini soli". Sanno circondarsi di un team di qualità e hanno la forza economica per pagare bravi collaboratori. Perchè se alcune spirali ti portano in basso, altre invece ti portano in alto! Da noi in Europa, in molti centri sei costretto a fare il one-man-show, dall'acquisto del fieno alla compilazione dei moduli amministrativi, passando per le ore di sella. Un autentico frullatore quotidiano.
Infine, non è la prima volta che sono qui negli States e anche se prima ci venivo da "turista", posso dirti che si respira in modo diffuso una grande professionalità e un grande rispetto, alla base. Verso i clienti in primis - a cui vengono dette subito le cose come stanno e non quello che loro si vogliono sentire dire - ma anche verso lo staff. Ad oggi, Craig è il miglior capo che ho avuto. Non sono per i modi sempre garbati e mai sopra le righe anche nei momenti di stress tipo in gara, ma anche per la voglia che ha di insegnarti, di farti capire, di metterti al corrente in modo serio di quelli che sono i suoi metodi di lavoro e di cosa si aspetta da te.
Mi parli di un ambiente dove non solo puoi costruire la tua vita professionale, ma anche continuare a migliorarti.
Esattamente. Ti faccio un esempio molto concreto: nel nostro mestiere ci sta anche l'errore. Ma chi guida il team deve portarti a riconoscere l'errore e correggere la direzione. Se invece sei costretto a nascondere o fingere, perchè percepisci una diffidenza o un malanimo di fondo, oppure hai paura che succeda una burrasca in scuderia, allora cominci a mascherare le cose e allora smetti di crescere e di imparare.
Ecco, lo posso dire, io adesso finalmente mi sento a mio agio, mi sento di essere finalmente nel posto giusto. Non ti si chiede di non sbagliare mai, ma piuttosto di riconoscere i tuoi errori, imparare da essi e poi correggerli, per crescere.
Per tutto quello che hai detto fin qui, mi sembra abbastanza superfluo chiederti se questa esperienza a stelle e strisce sarà per te una parentesi o una scelta definitiva.
Guarda, nel Team di Schmersal condivido il lavoro con altri due ragazzi che sono qui da quasi due anni. Sono partito da dieci cavalli in routine ma adesso arrivo anche sui 17/18. Fortunatamente ho un groom che mi aiuta nelle operazioni di sellaggio/lavaggio e un ragazzo che me li scalda, altrimenti sarebbe lunga arrivare a fine giornata. Durante il giorno si monta di tutto, dai prospect ai cavalli da gara e... a volte mi capita di montare un tre anni di quelli che porta avanti Craig per sé stesso; insomma, è sempre una soddisfazione quando un Trainer del suo livello ritiene che ti può affidare per una sessione di schooling i suoi prodotti di miglior talento.
Mi stai parlando di una persona che sia in sella che quando scende dalla sella è un modello da seguire. O sbaglio?
Proprio così. Lo sto guardando da vicino ogni giorno e mi colpisce la sua grande professionalità, la sua cura dei dettagli, l'attenzione per il suo Team e perchè no, anche la sua cortesia e il suo carisma.
Poi al suo fianco ha sua moglie Ginger (NP di grande talento e assai titolata a sua volta) che è il vero motore della scuderia da un punto di vista manageriale. C'è sempre, è ovunque. Indispensabile, senza dubbio.
Prima di arrivare qui me lo me lo avevano dipinto come un tipo tosto, esigente. E sai cosa c'è? Che è vero! Ma questo non mi spaventa per nulla. Perchè è anche molto equo, ti dice le cose in faccia, mantiene le promesse e sa creare un clima di collaborazione e di trasparenza che ritrovi poi all'interno dello staff. Tutte cose che negli ultimi anni mi erano mancate e che mi stavano mettendo in una spirale di negatività.
A proposito, tu stesso ricordavi che - seppure molto giovane - hai preso moglie ed è per giunta una ragazza del mestiere! Immagino che tutto quello che hai detto prima, abbia riverberato per mesi in casa vostra
Ci puoi scommettere. Con Alessia condividiamo vita e lavoro. Lei è stata sempre più fuori dalle arene di gara ma rimane una ottima professionista. Negli anni in cui Rudy vinceva tutto, il vero motore dietro le quinte in scuderia, posso dirtelo, era lei. E proprio a casa Kronsteiner ci siamo conosciuti in quegli anni.
Quello che ti ho raccontato prima, lo abbiamo vissuto insieme giorno dopo giorno. In due credo sia ancora più difficile, perchè ti porti dietro la responsabilità della felicità anche dell'altro e hai più timore a fare scelte radicali. Avere al mio fianco una persona solida come lei, è stato fondamentale nel prendere assieme la decisione giusta e portarla in fondo. Anzi, finalmente oggi posso dirti che, al rientro da Tulsa, anche lei prenderà un posto in squadra e sarà bello averla al mio fianco al Ranch, per condividere la quotidianità delle giornate.
E io sono felice per voi. Ho aperto il pezzo ricordando i tuoi genitori, che arrivarono dal Canada e qui sono stati tra i fondatori e pionieri della comunità western style. Hai avuto uno scambio di idee su tuo padre, rispetto alla vostra scelta di andare in USA? Eravamo insieme al Derby di Cremona ma come sai, lui è sempre molto riservato e non si è sbottonato granchè.
Con mio padre (Pierre Ouellet, ndr) abbiamo un rapporto di grande affetto, un affetto che sta più negli sguardi e nei gesti, che nelle parole. Mi ha comunque fatto capire che stavo facendo la cosa giusta e poi mi ha sostenuto nella scelta. D'altronde lui e mia madre hanno girato diversi paesi per lavoro e conoscono bene questo tipo di necessità e di aspirazioni. Ma c'è qualcosa di più, che vorrei dirti, anzi così approfitto per dirlo anche a lui, una volta per tutte.