20 mar 2021

MARA BELLERBA, PROFESSIONE PERFORMANCE COACH

"Calciatori, cestisti, tennisti. Il mio obiettivo è valorizzare al massimo il talento degli atleti che seguo. A volte anche in sella a un cavallo..."

Mara Bellerba, vive e respira lo sport sin da piccola.  Con un passato da tennista professionista - fermata presto da un infortunio serio - e un marito (Daniele Cinciarini)  giocatore di basket  in serie A1 con cui hanno una figlia, era praticamente destino che rimanesse nell'ambiente sportivo anche a livello professionale. Una laurea quasi scontata in Scienze Motorie, la specializzazione in psicoterapia presa in Belgio. Da oltre 15 anni Mara si occupa di performance sportiva, in quel campo che molti oggi chiamano del"Mental Coach", usando un termine riduttivo che a lei non piace per niente. Ha avuto negli collaborazioni con grandi campioni del calcio e del basket e anche in tempi di Covid viaggia in lungo e in largo per non mancare una partita o un allenamento dei "suoi ragazzi".  Carattere esuberante e favella facile, non è molto semplice starle dietro nemmeno per il tempo di una intervista, ma ha l'aria di chi nel mestiere la sa lunga. E forse per questo sono in tanti che si affidano ai suoi consigli.

E negli sport equestri, che succede? in equitazione c'è sempre tanta pressione (quella che chiamo la solitudine dell'arena) ma forse... anche un filo di presunzione da parte di chi - facendo questo lavoro ed essendo costretti ad entrare in un modo o nell'altro anche nella psicologia del proprio cavallo - ritiene da un punto di vista psicologico che gli Equestrians siano atleti granitici e impermeabili al dubbio! O forse no?  

Mara so che a non piace la parola <mentale> e preferisci la definizione di "Performance Coach". Ci spieghi in cosa consiste il tuo lavoro ?

Nel mio lavoro, la mente è il punto di partenza ma non l'obiettivo ultimo. Il mio compito è, come dire, far scintillare la performance agonistica di un'atleta. Il primo punto è quello di mettere in risalto il talento di uno sportivo aiutandolo a superare quei "blocchi" di natura psicologica o caratteriale che non gli permettono di dare il meglio durante la performance sportiva. Il secondo è quello, una volta che si sono raggiunti e  toccati i propri limiti, di aiutare l'atleta a cercare di superarli, di andare oltre. Questo  perchè, tornando alla mente, è il cervello ad avere potenzialità infinite, più del nostro corpo.

Ma in cosa si differenzia il tuo lavoro dalla semplice capacità di motivare l'atleta, che esercita normalmente un allenatore? 

E' una cosa molto diversa. La motivazione esterna, che venga da un allenatore o da un gruppo di cheerleaders o persino dai tifosi durante una partita, è completamente un'altra cosa. La motivazione è come una variabile che agisce in superficie sul pelo dell'acqua.

Il mio lavoro è andare in profondo

attraverso  la piscoterapia e utlizzando largamente tecniche ed esercizi di PNL , al fine di riconoscere e trovare il "blocco emotivo" e aiutare l'atleta a superarlo. Di più, mi piace pensare che sto costruendo per l'atleta con cui lavoro una "cassetta degli attrezzi" da cui potrà attingere durante la performance sportiva per dare il meglio e superare un momento di difficoltà. E con qualcuno, più raramente, per aiutarlo a superarsi, a diventar quel campione che non pensava.

Ma parliamo di traumi che vengono da lontano o problemi momentanei ? Fammi un esempio concreto  e aiutami a capirti.

Ci sono tutte e due le cose. Ovviamente un lutto, una separazione, un infortunio, possono costituire quegli elementi improvvisi di blocco con cui spesso più spesso mi trovo a lavorare.  Ti faccio l'esempio recente  di un calciatore di Serie A. Viene da me e dice "Mara, io non vedo più il campo. Anzi non so che fare con la palla tra i piedi e ho paura che prima o poi i compagni se ne accorgano". Un blocco di questo tipo può essere devastante in un atleta. E non è affatto infrequente tra i professionisti. A volte un tiro sbagliato o una partita sbagliata, è solo l'inizio di un ciclo negativo, un loop da cui si ha a un certo punto il terrore di non riuscire ad uscire. Ed è un blocco che va stanato, compreso nel profondo, va riconosciuto nel suo essere una realtà limitante e poi rimosso attraverso esercizi che agiscano a livello conscio e inconscio e che in qualche modo aiutino a recuperare l'autostima. 

Immagino che tu segua uno schema che ti consente di attraversare queste fasi.

Certo, in tutto questo occorre avere un fil rouge che unisca le varie fasi del mio lavoro. Ogni professionista lo identifica con qualcosa, io lo chiamo "CONGRUENZA", ossia la capacità di allineare tutti questi aspetti di cui abbiamo parlato e renderli congruenti tra loro, finchè la mente e l'azione tornino a muoversi all'unisono trovando appunto congruenza tra quella che è l'idea di un tiro vincente in porta o di un canestro da tre punti  - e quella che è la sua effettiva realizzazione. 

Hai parlato di difficoltà nel quotidiano. la famiglia e le incombenze familiari aiutano o mette in ulteriore difficoltà il giovane atleta? 

La famiglia ha un ruolo fondamentale in positivo e in negativo. Se parliamo delle famiglie di origine, sul mio cammino mi sono capitati genitori che hanno avuto un effetto devastante sui figli, altre famiglie che sono il porto sicuro in cui l'atleta trova sempre riparo quando le acque sono agitate. Se invece parliamo di mogli, mariti e figli, occorre semplicemente capire che un atleta ha una carriera relativamente breve "qui e adesso" e che ci sono giorni, soprattutto quelli prima di un match o alcuni momenti dopo la partita, in cui bisogna farsi da parte, lasciare riprendere fiato, trovare il modo giusto per istillare fiducia e tranquillità. Mio marito gioca a Basket da professionista e stiamo insieme da moltissimi anni, so quando devo lasciargli il suo spazio e quando evitare di dargli ulteriori momenti di stress. Non tutti però lo capiscono. 

Tu lavori con molti professionisti in particolare nel mondo del calcio e del basket, ma anche nella pallavolo e del tennis. Trovi differenza nel lavorare tra sport di squadra e singoli  o tra uomini e donne.

Le donne in genere sono più razionali e più naturalmente orientate ad allineare i propri obiettivi con le azioni da compiere. Adoro lavorare  con le donne e penso che sarebbe più facile per me, ma la verità è che la maggior parte degli atleti che seguo sono uomini. Per il resto te la dico così: nello sport di squadra,  è vero che un atleta a volte può "nascondersi". Ma non può farlo a lungo. Al contrario altri invece esaltano la loro capacità proprio nei momenti in cui la squadra soffre di più. Posso dirti che lo sport è di squadra, ma i problemi vanno in ogni caso affrontati con i singoli. E' chiaro che negli sport dove sei da solo in campo, come il tennis o anche ad esempio per gli sport equestri dove è ancora più delicato il rapporto con il cavallo-atleta rispetto a quello con una semplice racchetta da tennis, le pressioni sono ovviamente molto più elevate. Le caratteristiche della propria personalità (egocentrismo, vanità, egoismo o altro ancora) possono aiutare ad affrontare un'arena da solo a testa alta, ma tutto questo non ci salva in ogni caso da quei blocchi che prima o poi nella vita, ci impediscono di dare il meglio.

Sul lettino dello psicanalista, il passo con il paziente di solito è da "maratoneta", occorrono tempi medio lunghi. Ma nel tuo lavoro immagino che si richiedano soluzioni più immediate.

E' il centro del mio lavoro. La parte frenetica. Si presuppone che in tempi rapidissimi si abbia un ritorno positivo sul lavoro che si svolge insieme. E  c'è un dato oggettivo: la performance sportiva. E un agonista sa benissimo che i suoi anni migliori, da fare fruttare anche economicamente, sono comunque limitati. Sono consapevole che sia psicologicamente, che negli esercizi proposti, devo toccare da subito le corde giuste. E credi, il fatto di tradurre quello che faccio in un miglioramento oggettivo in campo gara,  ovviamente  mette pressione. Ma so che è così, è parte integrante del mio lavoro

Ma quando indaghi su un blocco emotivo, gli atleti ti dicono sempre la verità? 

(ride, ndr) Bella domanda. Non è affatto detto. Come non è affatto detto che sappiano quale è la verità. Facendoli parlare cerco di capire la situazione che ho di fronte, ma molte volte - anche se loro mi raccontano una certa storia - io li ascolto e poi li ascolto ancora, ma a volte mi devo staccare da quanto mi stanno raccontando  dal loro punto  di vista razionale per cercare nell'inconscio la vera risposta. E anche questo fa parte del mio lavoro 

Non è che qualcuno tra questi ragazzoni ormonati e palestrati finisce per innamorarsi? Vabbeh che tuo marito è un armadio a muro ...

(ride, ndr) Ma guarda che è inevitabile il transfer con qualcuno che ci sta aiutando a superare un momento difficile. Anche nella vita succede. Ed è anche una cosa in fondo molto "romantica", che nella maggior parte dei casi rimane a livello platonico. In ogni caso so come affrontare queste cose, è il mio lavoro. Daniele sta con me da molti anni, sa come sono e tra noi ovviamente c'è una fiducia assoluta. 

Quando ho pensato di farti una intervista, mi ha incuriosito il fatto che nel tuo dizionario lavorativo c'era posto anche per la parola "cavallo" Tu sai che questo è un Blog è a tema equestre. E' vero che tra gli esercizi che proponi c'è anche quello del  contatto con i cavalli 

Assolutamente si. Quando ne ho bisogno mi appoggio in Umbria presso il centro CH Ranch , che fa monta americana e lavorano con i vitelli; non è infrequente che porti lì  i miei atleti (foto) mettendoli in sella e vorrei ringraziare il proprietario Andrea e il suo staff per la disponibilità e la cura con cui mette in sella in sicurezza i miei atleti. 

Voi che andate a cavallo  lo sapete bene. Il cavallo provoca grandi emozioni e anche una certa paura in chi non lo conosce. E ti assicuro che tutti gli atleti  hanno una grande paura di farsi male, sanno bene che gran parte del loro "patrimonio" sta nell'integrità del  fisico. Come sanno bene i tuoi lettori, il cavallo è un grande equilibratore, non ama nè l'indecisione nè l'eccessiva aggressività e sopratutto il cavallo legge le tue emozioni in un attimo, è sensibile anche ai micro-movimenti. Non a caso d'altronde esiste da molti anni l'ippoterapia. Si, devo dirti che mi piace usare il cavallo come "metafora" sulla fiducia, sul gesto sportivo, sul carattere e in definitiva sulla vita. 

Credi, capisco bene  che nel vostro mondo, impatti moltissimo il fatto di dover unire la propria tecnica sportiva al rapportarsi in modo così importante con un altro essere vivente come il cavallo che non è un paio di sci o una racchetta da tennis. Deve essere un rapporto molto interessante e che incide davvero tanto su una gara. 

Puoi starne certa, sia nelle arene di periferia che frequento io, sia nei grandi eventi in giro per il mondo dove gareggiano i Campionissimi. Ma tu sai andare a cavallo ?

Diciamo abbastanza da stare in sella e farmi una galoppata, ma poi finisce lì. Però conosco e mi piace l'equitazione americana, so che il Reining è una disciplina di punta  e che è molto difficile. E' un mondo che mi affascina, spero di aver prima o poi l'occasione di lavorarci.

Il tuo è un lavoro dietro le quinte o ti sta dando una certa notorietà?
Bella domanda. Anni fa, ho avuto occasione di lavorare con grandi Campioni che mi hanno fatto firmare come prima cosa  un accordo di riservatezza. Erano tempi più difficili per la mia professione. Un pò come l'equazione di chi pensa che vai da uno psicologo, tutto a posto non devi esserlo. Anche la mia professione ha scontato questo pregiudizio, ma ora alcuni atleti stanno iniziando a venire allo scoperto, si comincia a parlare di questo supporto in termini - torniamo all'inizio dell'intervista - che guardano meno alla mente e più al risultato della performance. 

Come dire: sappiamo bene che tutto parte dalla testa, ma preferiamo pensare a come puoi aiutarmi per  piazzare il colpo perfetto durante la finale di Wimbledon.

Mettila anche in questo modo.  E se può aiutare le persone a considerare anche questo tipo di aiuto e  di rivolgersi a un bravo professionista quando serve, va bene così.

E se ti vedremo a bordo arena in qualche Show, allora magari vorrà dire che qualcuno ci avrà pensato più di qualcun altro.

E perchè no?  Così finalmente  me lo  farete provare, un cavallo da Reining!!!

_____ x MP Reining News (2021)

MARA BELLERBA Performance Coach
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