4 feb 2021

LUTTO AL "BORGO QUARTER HORSES". IN RICORDO DEL GIOVANE BOOTA, UNO DI NOI

BOOTA, DALLE SCUDERIE ALLA PRIMA SELLA. L'UOMO OVUNQUE AL BORGO QH

Se ne è andato a soli 35 anni per un attacco di pancreatite fulminante. E' l'epilogo ingiusto e triste della storia di Boota Singh Rathor, un ragazzo di origini indiane in Italia dal 2004, molto noto nella comunità Reining perchè per tanti anni è stato l'uomo di scuderia di fiducia  presso le prestigiose Scuderie del BORGO QH di Claudio Signori, specializzandosi poi nel tempo anche sui giovani cavalli.  

Boota  lascia la moglie - straziata dal lutto improvviso -  e un bimbo di 4 anni. Sono stati proprio Claudio e la moglie Antonella a darne notizia ieri sui Social, con profonda tristezza "Un dispiacere enorme, credimi. Boota era una sorta di istituzione qui da noi. Tutti quelli che lavoravano qui o che passavano da noi a provare i nostri cavalli rimanevano affascinati dai suoi modi gentili, dalla sua disponibilità e dal suo sorriso sincero". 

Anche oggi che Claudio  ha smesso di allevare Quarter (lo ricorderete come primo proprietario italiano del mitico Mifillenium e di Stargate Dancer (quest'ultimo in Syndacate)), Claudio rimane un punto di riferimento storico della comunità Reining. 

E ci racconta "Sai, al Borgo sono stati anni di grande entusiasmo e di grande passione. Allora la scuderia era un brulicare di persone, di cavalieri, di appassionati che venivano  a provare i nostri cavalli. E Boota era sempre parte di queste giornate intense di lavoro e di crescita.  Ieri mi hanno chiamato e messaggiato in tanti. Non credevano che fosse mancato all'improvviso. Ovviamente ha chiamato Marco Ricotta che ora è in Usa, ma che ai tempi era qui da me Head Trainer , ma anche tanti che allora erano Assistenti ancora agli inizi o giovani  sulla rampa di lancio. Pier Chioldo, Moreno Sacchi, Fabio Polesel, persino Matt Hudson dal Canada . E poi Napoletano, Beppe Prevosti e tanti appassionati e gente comune che ogni tanto veniva a trovarci o ha scritto sui sociak . Mi ha fatto piacere ma soprattutto è stata una bella manifestazione d'affetto per lui, che vorrei girare per intero alla sua famiglia. Vorrei che proprio sua moglie e suo figlio ricordassero che Boota era una persona davvero conosciuta e benvoluta. Uno di noi, del nostro settore".

Si illumina Claudio ricordandosi di quei tempi "E guarda che all'inizio non sapeva nemmeno quante zampe avesse un cavallo.!Boota era appena arrivato in Italia e mi fu consigliato da uno degli anziani della piccola comunità indiana presente qui in zona.  Ma era un ragazzo con tanta grinta e voglia di lavorare. Era ovunque. Stando in contatto con i ragazzi che erano da me come Trainer ha imparato con caparbietà ogni dettaglio della vita di scuderia, diventando in pochi anni un aiuto insostituibile, il mio uomo ovunque. E dopo un pò è diventato davvero bravo anche in sella in particolare sotto la guida di Marco,  si era specializzato nei primi mesi di doma dei puledri. Così passava parte della sua giornata in sella, aveva iniziato e montato tanti dei puledri che sono passati da qui. Con pazienza e tranquillità, come era lui in ogni cosa che faceva. Un uomo ovunque, qui al Borgo".

Tanto è vero che anche quando Claudio e Antonella a malincuore hanno deciso di chiudere l'attività sui cavalli, Boota e la sua famiglia sono rimasti per lunghissimo tempo ad abitare al Borgo, svolgendo in qualche modo anche la funzione di custode del bellissimo impianto. Da un pò di tempo lavorava per Amazon al centro smistamento. 

"Era davvero un bravo ragazzo". chiude Claudio rattristandosi. "So che qui a Santa Maria hanno aperto una piccola sottoscrizione e che la comunità indiana sta circondando in questi giorni di affetto la sua famiglia. E' questa ora la preoccupazione di tutti noi, a che il suo bambino possa crescere qui forte e di sani principi come era il suo papà".

Ricordiamo Boota Singh Rathor anche da queste pagine con affetto, come cerchiamo di fare - in punta di piedi e con rispetto - con tutti i membri della famiglia equestre del Reining che purtroppo sono mancati per vari motivi in questi anni. Perchè sappiamo bene che il Reining non è fatto solo di grandi campioni e delle luci dell'arena , ma  di tante - tantissime - persone che con umiltà e dedizione vivono e respirano   questo mondo nel loro quotidiano con fatica e sacrificio e rendono possibile  la piccola-grande magia del Reining, che affascina le vite di tutti noi.

In memoria di Boota, uno di noi. 

QUI SOTTO, UN ARTICOLO PRESO DALLA STAMPA LOCALE