2 mag 2020

STASERA, CHE FINALE SAREBBE STATA....

SABATO 3 MAGGIO, LA FINALE OPEN CHE NON C'E'
Sabato 2 maggio 2020, appena pochi minuti fa...
E già. Stasera, la finale Open. Sarebbero state ore di crescente attesa, con il pubblico a riempire piano le tribune, sgranando il rosario dei concorrenti in attesa dell'ultima dozzina, quella decisiva, quella che fa perdere la voce e ingrossa le vene, urlando sulle gradinate.

E poi gli stand pieni di colori e rumore, i boccali di birra che tintinnano, rumore di carne arrosto, cuoio, fieno e speroni ovunque. Il circo allegro dei van e dei camper attorno al fuoco ideale di ogni grande evento, l'imbrunire dei cieli di maggio quando l'aria inizia ad essere frizzante e si sta bene in tribuna, magari infilando anche un giubbotto. E i mille amici incontrati in corsia, il rumore sordo degli zoccoli tra i padiglioni,
sorrisi e guance arrossate dal sole ovunque, le lunghe ore di adorabile noia buttati lì in corsia, su una ballina di fieno, in attesa dell'ora di sellare. Il ciondolare dei  Giudici pensierosi e dei loro "scriba" su e giù dai seggioloni gialli, il caracollare lento di fotografi e addetti ai lavori al seguito della carovana. E il rumore ovunque, la confusione, la musica forte e il fragore dei tacchi posticci della line dance  a popolare la notte del Derby, in attesa di acclamare il Campione, quel Campione, mentre la voce dello speaker fa da metronomo alle lunghe ore seduti tutti insieme, quando infine sale forte in campo prova l'odore pungente dei cavalli fumanti e tranquilli vicino ai loro clan, un attimo prima prima di rientrare tutti insieme, a congedarsi dal pubblico. Come a teatro, prima di tirare il sipario.

E invece l'ovale di Cremona è proprio lì, in un assordante silenzio. Vuoto e malinconico, come ogni posto abbandonato a sè stesso. Una carta che rotola lontano lungo un corridoio, la polvere a imbiancare come fosse neve le lunghe fila di sedute rosse, qualche striscione ormai strappato, il silenzio nelle corsie dei box, dei padiglioni, un silenzio rotto solo dal vento, da un battito d'ali, dal cigolio di un'insegna, nenache fosse un vecchio film dell'orrore.

In questa notte senza finale, mi prende un pò di malinconia. 
Chissà...forse se tutti insieme pensiamo forte anche solo per un attimo a cosa sarebbe stato, a chi avrebbe vinto, a quali mani avrebbero alzato il trofeo al cielo....magari per un attimo soltanto riusciamo a immaginarci tutti lì, stretti insieme sulle gradinate.

E allora si che il boato del pubblico salirebbe al cielo come una preghiera profana proprio in quello stop perfetto, quando il cavallo esplode la sabbia sotto i suoi lombi e si allungano i binari scuri della sua frenata, quando si dilata l'attimo perfetto in cui uomo e cavallo prendono fiato una sola volta, prima di schizzare nella magia del roll back e tutti applaudiamo e sbattiamo i pedi felici, come se dovessimo portare quel binomio a braccia lungo la girandola finale degli stop fino alla meta. Tra sorrisi e cappelli, lustrini e fibbie scintillanti, in una coreografia sempre uguale eppure sempre diversa.

Si, forse se chiudiamo gli occhi tutti insieme, forse  ci riusciamo. Magari solo per un attimo, dolce, lungo e infinito, come l'amore che abbiamo per questo sport e per i nostri meravigliosi compagni di viaggio.

Buon Dio dei Reiners. Fa che torniamo ad abbracciarci presto, perchè guardarci a distanza proprio non ci basta. Non ci basta, perchè l'urgenza di ogni grande amore non aspetta e questo nostro amore comune  si nutre di abbracci, di strette di mano  e di pacche sulle spalle.  A presto amici miei, a tutti quelli che conosciamo e anche che non conosciamo per nulla,  ma che fa piacere incontrare sorridenti e rumorosi su e giù per le corsie tra polvere e cavalli. E che la prossima festa sia di quelle indimenticabili, liberatorie, in cui celebrare il ritorno alla vita e alla nostra straordinaria normalità.