8 gen 2020

USA, IN MORTE DI UNA DRESSAGISTA

QUANDO IL  "MALE OSCURO" COLPISCE LO SPORT
Anni bui, difficoltà economiche, incertezza per il futuro. 
E Social sempre più aggressivi. Ma chi tutela i professionisti ?
Sono ancora (formalmente) indagati i motivi che hanno portato alla morte di Teresa Butta-Stanton nota amazzone professionista del Dressage USA morta la mattina di Capodanno in circostanze ancora non accertate, sebbene fonti vicine a lei parlino più o meno apertamente di suicidio, purtroppo legato a una forte depressione della giovane amazzone. Teresa, classe 1975, gestiva un proprio centro equestre di successo nel  Maryland ed in passato ha raccolto diverse soddisfazioni sportive , tra cui piazzamenti e vittorie anche in diversi eventi FEI.

Non è il solo caso -purtroppo - e per questo qui ne parliamo. In pochi anni è  la terza atleta del dressage, dopo il danese Henning S.Jepsen e il tedesco Holger Mustermann ad essersi tolta la vita in circostanze in qualche modo correlate a "un'area grigia" di disagio mentale.

La trainer Jessica Jo Tate nel piangere l'amica, sottolinea la difficoltà di questa professione e i suoi lati più difficili, i  momenti bui della carriera, sempre in bilico tra la necessità di dimostrare il proprio valore in gara, le difficoltà economiche, l'insicurezza nel futuro o del fine carriera che ha  ogni professionista. E invita al contempo tutti a non abbassare la guardia verso amici e conoscenti e i colleghi professionisti a non sottovalutare o trascurare piccoli segnali che possano in futuro sfociare in episodi seri di depressione.

Va giù più  pesante Antonio B De Almeida, cavaliere professionista da tre generazioni, che lamenta anche una sorta di "deriva mediatica" in cui soprattutto i social (ossia il Bullismo da Social diretto o strisciante) stanno dettando legge. Lamenta Almeida che questo condizionamento a mezzo Social è ormai ovunque (NdR: si tranquillizzi Almeida, oggi sui social qualsiasi cretino - leone da tastiera - si permette di insultare/diffamare le più alte cariche dello Stato - non parliamo poi di attori e sportivi....) e che spesso cavalieri professionisti anche di lungo corso sono criticati pesantemente e messi sotto accusa da persone che a cavallo, come rimarca lui "non sanno nemmeno fare un cerchio". Un condizionamento che, a detta di Almeida, ormai è diventato così forte da spingere le Istituzioni a imboccare sentieri diversi  o creare norme che danno l'idea di  tutelare piuttosto quelli che lui chiama "cavalieri da Facebook" rispetto ad atleti professionisti che pagano tessere, patenti, assicurazioni, contributi e tasse e infine muovono l'economia del settore assieme ad allevatori, Centri equestri e cavalieri. Ma oggi, si chiede Almeida, chi tutela i professionisti veri ?.-

La realtà - o una delle realtà -  è che di questo mondo "apparentemente dorato", in molti tendono a voler vedere solo il Glamour, la parte più affascinante: il tifo della folla, la vittoria  del Campione, la luce dei riflettori, le vincite in denaro. Ma alla fine di ogni gara i riflettori si spengono, il sipario cala, la memoria della gente è persino più corta di quella delle pagine Facebook  e per tutti ricomincia la routine di ogni giorno, che non è proprio per nulla glamour e che per la maggioranza di chi di questo sport ne ha fatto una professione, è spesso, anche economicamente "border line" o comunque non porta certo a ricchezze straordinarie (come potrebbe raccontarci qualsiasi allevatore, appassionato o addetto ai lavori di ogni età e genere). 

Ma inizia un nuovo anno. E allora speriamo davvero  che nel nostro "piccolo mondo dorato" prevalgano ancora sentimenti di rispetto, tolleranza, comprensione. Che i facili "estremismi" di ogni genere e natura rimangono fuori dalla porta e che al giusto pensiero per il benessere del cavallo si accompagni sempre e in modo indissolubile, quello del benessere delle persone, dei cavalieri. 
Non parlo "della gggente" . Parlo delle persone vere, quelle che tocchiamo e che respiriamo, non le figurine (tutte vincenti e tutte apparentemente eroiche e giuste) di Facebook. Persone con cui ci rapportiamo, che conosciamo, a cui impariamo a volere bene.  Nel giorno in cui vincono, ma - cosa ancora più importante - anche in quello in cui magari non vincono più . 
Perchè così è la vita e così è anche lo sport. Arriva sempre, prima o poi, un nuovo campione.