Il 2022 GLI HA REGALATO L’OTTAVA VITTORIA IN UN FUTURITY AMERICANO. MA ELEUTERIO, HA ANCORA VOGLIA DI SOGNARE…
(pics courtesy by Mario Erbetta)
Eleuterio
Arcese, a 90
anni (!) ha il dono raro non solo di mantenere una straordinaria lucidità, ma
anche quello di sintetizzare le questioni che davvero gli interessano, in pochi
concetti. “Semplicemente alla mia età non posso permettermi di perdere tempo. E
voglio dedicarmi solo alle cose che mi interessano e mi piacciono davvero”. E’
la cosa che premette, ogni volta che ci sentiamo.
2ML dollar Owner (ma ormai più verso i 3!), Hall of Famer Nrha, proprietario di famosissimi cavalli e riproduttori multimilionari, Corporate Partner Nrha , dall’anno scorso è tornato nel 2021 alla guida di IRHA portando per la prima volta lo Special dei 3 anni in quel di Verona. Da alcuni anni, ha spostato la sua base di operazioni negli States assistito dal figlio Leonardo, dove ha vinto ben 8 titoli di Futurity Champion più una quantità imprecisata di Special Events che si aggiungono all’infinita serie di titoli vinti in Italia ed Europa ai tempi in cui la sua Facility di Castelnuovo Garda era la più famosa in Italia, meta di pellegrinaggio di Trainers che qui arrivavano anche dagli Usa, sicuri di fare fortuna.
Presidente,
una curiosità. In molti si chiedono da dove nasce il nome “Andiamoe” del
cavallino vincente ad Okla.
Ma in realtà ti dirò, non è nulla di
particolare. E’ la classica esortazione italiana “..E andiamo!”
corrispondente al “Come On!” americano. Insomma io e Shawn scherzavamo
fin dall’inizio sull’idea di poter fare molto bene al Futurity con questo
puledro e questa frase con cui ci salutavamo, ha finito per essere il nome del
cavallo !”
Cavallo
prestigioso, peraltro dalla genetica tutta Made in Arcese.
Gunnatrashya sta facendo molto bene. Come riproduttore raggiunto
i sette milioni di dollari, oggi credo di poter dire che è l’erede naturale di
Gunner, diversi suoi figli stanno facendo altrettanto bene come riproduttori. E
la mamma, che dire. Wimpys Little Chic è ML dollar mare, ai suoi tempi
ha vinto il Futurity proprio come suo padre, insomma è una mamma formidabile e molto richiesta.
Dopo
oltre 40 anni vissuti ai vertici dell’imprenditoria e dello sport con una montagna di statuette in bacheca, Arcese ha
ancora un sogno nel cassetto?
A dicembre in
America è stato bellissimo. Ero ad Oklahoma con la mia famiglia e all’improvviso
mio figlio Matteo (a sua volta uno dei Non Pro più titolati, quando
gareggiava negli anni 90, oggi manager nel campo della logistica) ci ha raggiunti ed è arrivato con mio nipote. Una gioia pazzesca. La famiglia,
alcuni ottimi amici, la finalissima è stata davvero una giornata indimenticabile! E’ stato un
finale di stagione bellissimo ed è da un po' di tempo che mi chiedo se non sia arrivato il momento di fare un
salto definitivo.
Colgo tuttavia
una sfumatura pungente nelle sue parole, Presidente. E allora le faccio subito
la domanda. Cosa c’è di diverso negli Usa rispetto al Reining italiano ed
europeo che sta sempre di più attirando la sua attenzione?
Guarda,
potrei dirti anche io – come altri che hai intervistato - che in USA semplicemente
il Reining è una piccola industria e quindi la dimensione non è più solo quella
della passione, ma è quella del Business. E potrei benissimo cavarmela così.
Ma io voglio sottolinearti un altro aspetto, anzi due: il rispetto e l’amicizia. In America quando sei riconosciuto come parte di quel mondo che è il Reining, non è pìù così importante se vinci o meno. Hai una tua credibilità, le persone ti rispettano. Il risultato sportivo è meno importante rispetto al fatto di essere parte di quella comunità.
E comunque dopo
la vittoria, non hai idea dei messaggi, mail e biglietti che ho ricevuto in Usa
dopo la vittoria di dicembre. Strette di mano, sorrisi, calore. Da qui, niente.
Il vuoto pneumatico, a parte quelle pochissime persone con cui ci conosciamo da
anni.
Allora ti dico cosa invece NON c’è in America.
Non c’è l’invidia. Ossia quel velo strisciante che logora i rapporti e che purtroppo qui da noi si percepisce sempre, soprattutto verso chi vince. Oh, io cavalli al Futurity italiano non ne ho da anni, eppure questa cappa opprimente, io la sento lo stesso.In Italia
siamo come bloccati da questo sentimento negativo. Pretendiamo solamente, senza
mai chiederci cosa possiamo dare in cambio. E io sinceramente, mi sono
stancato.
Presidente,
si riferisce immagino allo Show di Verona. Il più grande sforzo organizzativo
da parte di IRHA negli ultimi anni (gran parte su base volontaria da parte
del Board) eppure tante voci che si sono levate per sottolineare che qualcosa
non stava funzionando.
Un fiume di
critiche continuo, logorante, ingiusto. Ma mai nulla di costruttivo. Siamo i
primi in Europa, solo noi organizziamo eventi per i quali davvero ogni volta si
muove tutto il continente ma alla fine ci areniamo sempre su questioni…
assurde.
Le beverine
mancanti ? Ma può essere un punto di scontro? Negli USA da sempre si usano i
secchi per l'acqua e tutti gli extra legati ai Box sono a carico delle singole scuderie. Ma guarda che i
costi di partecipazione sono ben più alti che in Europa.
Ho fatto
questo esempio perché nei nove giorni di Verona è stato uno stillicidio di
questioni poste tutte in modo distruttivo. La sabbia in arena? Ad Oklahoma,
dove l’impianto è stabile tutto l’anno,
ti assicuro che comunque il terreno
cambia di giorno in giorno durante uno Show. E gli atleti si adattano, ne
discutono, cambiano ferratura, danno una mano se necessario.
E lo sai
perché? Perchè si sentono parte integrante della NRHA. Se tutto va bene, sono
contenti, se no danno magari una mano. Non vivono l’Associazione come una
controparte da spremere o da criticare. E tutti sanno infine che ogni Show ha dei costi
di gestione e organizzazione altissimi, cosa che qui a volte facciamo finta di
non sapere.
Mi faccia
capire meglio questa questione, anche in modo spannometrico
Uno Show
come quello di Verona con quasi 700 cavalli presenti, ha costi organizzativi
tra i 500.000 e i 600.000 euro. Ma il totale delle iscrizioni e Box
costituiscono ricavi per circa 300.000 euro.
E il resto?
Tu capisci la fatica enorme di trovare ogni anno risorse e sponsor per coprire i costi
mancanti e creare inoltre un montepremi che abbia appeal? Ma quale regionale starebbe in piedi se i
ricavi di una tappa, fossero la metà dei costi della sua organizzazione?
Forse i
nostri soci sono convinti che quello che pagano ad una Nazionale superi di gran
lunga i costi organizzativi. E allora voglio chiarire una volta per tutte, che non
è affatto così.
Tu capisci quindi che se tra tutte le questioni che ci sono, se finiamo a parlare di beverine, tappeti antiscivolo e altre sciocche battaglie
di retroguardia, io non ci sto più e mi innervosisco?!
Eppure,
sono certo che tornando indietro qualcosa forse la fareste in modo diverso.
Guarda, una
cosa in particolare c’è. Per stare a distanza dallo Show di Oklahoma, alla fine abbiamo optato
per una data troppo vicina a Fieracavalli. Oggi avrei scelto la settimana
successiva, per dare modo alle nostre squadre di lavorare le arene e i padiglioni in modo più
profondo, di ripulire meglio le strutture, insomma di prepararsi a una
accoglienza al top già dal giorno “uno”. E qui fammi ringraziare chi nel mio
Board ha lavorato pancia a terra per mesi e su base volontaristica – prima,
durante e dopo! - per realizzare lo Show.
Su questo non ci piove e critiche o non critiche, è la prima cosa che ho scritto anche io per rendere merito a chi si è impegnato in prima linea.
Arene e spazi per
allenarsi, sono un’altra questione che in qualche modo è stata posta,
soprattutto dai Non Pro e dai finalisti nazionali.
L’Assemblea
è il posto dove parlare di queste cose, non Facebook. Parliamone prima,
critichiamo meno dopo.
Dopo tutto quello che si è detto ritornerebbe
a Verona, Presidente?
Si, io ci
tornerei. Ovviamente cambiando alcune cose e aggiustandone altre, facendo più
promozione durante Fieracavalli ad esempio. E non è nemmeno una questione di fare le cose
internamente o con l’aiuto di una professionalità esterna come quella di Giancarlo
Doardo. Le cose cambiano, i contratti si aggiustano in base alle esigenze
reali. Basta discutere, siamo adulti. Ma
il Futurity è lontano.
In questo
momento, se me lo chiedi a caldo, ti risponderei che il mio obiettivo come
Presidente IRHA è quello di onorare i prossimi impegni NRHA del Derby e poi del
Futurity Europeo. E poi si vedrà….
Il “poi
si vedrà”, è un finale che un filo ci preoccupa. Facciamo così. Presidente,
continui a sognare. Ma tenga qualche sogno anche di qua dall’oceano !!!