23 feb 2021

WHOA, ALLE ORIGINI DELLA PAROLA CHE "FERMA I CAVALLI"!

 JUST SAY... WHOA!
Da dove arriva questa parola? Le sue origini si perdono nei secoli bui delle
 società arcaiche,  fino ad arrivare  allo slang giovanile, passando ovviamente per l'Old Wild West.

WHOA! E' la parola magica che per tutti i Reiners rappresenta l'Alfa & l'Omega della nostra disciplina. Quella che richiama l'orchestra al gran finale,  alla manovra suprema dello sliding stop con cui - di norma - ci si accomiata dal pubblico e dai Giudici, in attesa del verdetto finale! 

Una parola agognata ma allo stesso tempo  "innominata",  nel senso che in allenamento l'Istruttore non la nomina mai-mai-mai (la chiama "la parolina") per non indurre la vostra monta mentre gli galoppate davanti  a bloccarsi immediatamente facendovi fare la figura del pirla (a me, tanti anni fa,  è successo!).

 Come mi disse un Trainer ad uno dei miei primi Clinic "Quando dite Whoa è come se si materializzasse all'istante un muro di cemento armato davanti a voi". Così che al cavallo in breve basta il suo suono per stoppare immediatamente, con una profondità e intenzione proporzionali ovviamente  a talento e attitudine.

Ma anche chi non fa Reining, conosce perfettamente parola e significato. La usa chi va in passeggiata, così come chi galoppa in arena e persino qualcuno tra i puristi della monta inglese. Eppure, per una parola così importante nel mondo equestre, il significato etimologico non lo è altrettanto. O meglio, i principali siti on line  di etimologia delle parole  dedicano in realtà alla nostra parola magica, appena poche righe. Provo a sintetizzarle così.

Nel 1600 la nostra parola,  divenne  una variante gergale di uso comune della parola "WHO" (chi) , usata da chi urlava per cercare di attirare l'attenzione (come a dire, "chi mi sta ascoltando?"). 

Si noti che a sua volta la parola "who" (che compare nei testi scritti  a partire  dal 1450 circa) deriva dai linguaggi arcaici europei di mezzo continente: la sillaba "HO" durante i secoli del Medioevo era usata sia nell'inglese antico, che nello scandinavo , che persino nel tedesco e francese sempre nel medesimo modo: era di fatto un richiamo arcaico usato dai pastori ed aveva il medesimo scopo di richiamare l'attenzione e calmare gli animali del gregge. 

Dal 1843, abbiamo certezza che la parola ormai già scritta "Whoa"  era entrata ufficialmente nel gergo dei cowboys che l'usavano quando volevano fermare la propria monta e probabilmente anche il bestiame. Ma anche nell'America dei pionieri (a riprova di quanto detto prima) la parola WHOA era certamente una derivazione del più antico termine "Ho'!" usato nel lavoro con il bestiame. Ben si capisce come l'assonanza tra le due parole, le consonanti mute  e le "crasi/fusioni" della lingua  inglese con cui si modellano nel tempo le nuove parole (così come ad esempio è successo per l'esortazione a muoversi più velocemente  "Giddy-up" usata dai Cowboys a inizio novecento, che con ogni probabilità deriva dall'originario Get Up) ci abbia portato al moderno Whoa. Insomma un processo che nei secoli ha trasformato l'esortazione monosillabe "ho!" usata praticamente ovunque sia nel vecchio continente che dai primi coloni  in una parola che oggi arriva a noi con un suono quasi magico e nobilitata persino nel modo attuale di scriverla "Whoa!" 

Oggi i  diversi dizionari ufficiali on line riportano la parola "Whoa" in primis come il termine usato in equitazione per dare il comando di stop o per rallentare il proprio cavallo. 

Ma non solo. Entrato ormai nello slang dei più giovani, questo termine è diventato anche un intercalare. Ad esempio per invitare chi vi sta parlando con troppa enfasi a fare una pausa, oppure per chiedere a qualcuno di smettere immediatamente di fare qualcosa che vi infastidisce, oppure ancora a sottolineare che qualcosa di inaspettato/spettacolare vi ha fatto come "bloccare" all'istante per lo stupore "It was just like ..Whoa!".  In alcuni forum troverete anche un certo  dibattito su come si debba scrivere questa parola. Alcuni sostengono infatti che la lettera H si possa mettere alla fine, ma l'ortodossia  protende decisamente per il modo tradizionale.  Lo dico ben sapendo che oggi purtroppo basta nominare una qualunque cosa, per trovare poi in rete qualcuno che sostiene il suo esatto contrario. 

I cavalli capiscono la parola? Non certo in quanto parola come la intendiamo noi, ma certamente invece come suono, nonchè per l'intonazione vagamente baritonale e discendente con cui viene utilizzato. Così come succede d'altronde per il "tirino" o il "bacio" con cui si incitano le nostre monte a accelerare o il verso profondo della "mucca" usato spesso in gara proprio nel mezzo dell'arena,  per chiedere il rallenty senza toccare  le redini. E forse, se non avessimo paura di creare confusione, potremmo usare altri suoni tipici per chiedere a un cavallo qualcosa, senza sorprenderlo. Beninteso (lo dico sorridendo) sempre  che la vostra monta non sia tra le progenie talentuose ma pur sempre afflitte da sordità ereditaria. Allora non c'è Whoa che tenga, la guida sarà affidata tutta ai gesti e al cambio di peso e posizione in sella e altri comandi che dovrete imparare ad utilizzare. Anche se, dai risultati dello Show Pen degli ultimi anni, sembra che ne valga la pena!

Infine a chiudere, dalla parola al merchandising, il passo è altrettanto breve.

Negli anni, soprattutto tra i Reiners sono comparse sugli scaffali magliette o cappellini griffati dal motto "Just say Whoa!", così come  parafrasando il mondo web (WWW) più avanti si è usato l'affascinante  acronimo  World Wide Whoa, per sottolineare la globalità di questa parola e ovviamente del nostro sport nel mondo. O anche, per chiudere con una risata,  il napoletanissimo  "...T'aggie ditt Uo'!!!" che in alcuni anni era diventato un vero  tormentone da maneggio.

E questo ci piace. Che l'umile richiamo di un pastorello scalzo disperso in una landa desolata e nebbiosa delle highlands inglesi, sia diventato il simbolo stesso del nostro spicchio di mondo è un qualcosa che emoziona e sorprende. Così come buona parte di ciò che è intorno a noi e consideriamo straordinariamente moderno, ma che poi a ben vedere è quasi sempre figlio di una meravigliosa e antica semplicità.