DOPO ANNI NEGLI USA IL RIENTRO IN ITALIA, NEL CUORE DEL VENETO
<<Ritorno alle mie radici. Buoni cavalli, buoni amici, buona tavola>>. Ecco servito il secondo tempo di Stefano Massignan.
Quando lui vinceva tutto (ma proprio tutto!) nelle arene del Reining italiano ed europeo, io di cavalli scivolatori ne masticavo ancora pochissimo e di questo sport sentivo solo il grande fascino di una disciplina che per molti aspetti mi era ancora largamente misteriosa. Ma in quegli anni a scavalco del millennio una cosa era già chiara anche ai pischelli come me: tutti sapevano nell'ambiente chi era Stefano Massignan. E tutti (ma proprio tutti) i BIG di alkora e di oggi hanno dovuto fare almeno una volta nella vita i conti con lui in arena, con il cuore in gola fino all'ultimo stop.
Stiamo parlando di un campionissimo che negli anni "a scavalco" tra Ancr e Irha ha vinto 15 Special Events (!) portandosi a casa anche il primissimo titolo europeo Open assegnato a Egna Ora e vinto a bordo di Megapowered,
Tutti poi ce lo ricordiamo per il (234 !!!) con cui vinse il Challenge Futurity nel 2008 a bordo di OT Jacs on the Moon, ma soprattutto quale unico Triple Crown Champion (ossia vincitore di Futurity, Derby e Maturity Open Irha) a bordo dell'indimenticato "Vobinda" targato Claudio Risso , a sua volta grande scopritore di talenti bipedi e quadrupedi nonchè recente Hall of Famer Nrha.(Stefano è stato head trainer alla RS Stable ben otto anni, quasi un matrimonio de facto!) .
Massignan per certo è rimasto ai vertici per diversi anni, esprimendo nella sabbia un misto di potenza, velocità e una straordinaria (quasi maniacale) tecnica equestre che tutti gli hanno sempre riconosciuto. Con una ricerca della perfezione dei dettagli per la quale il suo nome è stato spesso accostato a quello di Fappani.
Anche negli Usa in verità, le soddisfazioni non sono mancate (nella foto targata Waltenberry, uno spin da +1.5). Stefano dopo un primo passaggio presso il ranch di Randy Paul, ha collaborato nel tempo presso le facilities di Super Big del reining mondiale come
Andrea Fappani e Jordan Larson, lavorando inoltre in centri di prestigio come quello di C.Schumacher e delle sorelle Sternberg. Negli anni Stefano ha avuto diversi risultati nei principali major events in Usa, tra cui il fatto di essere stato finalista L4 Open al Futurity di Okla nel 2013 con un cavallo di L.Parise, prima ancora Finalista L3 al Derby 2011 con un cavallo di R.Sterbnberg. E' stato Reserve World Champion nella categoria Senior Reining AQHA. nonchè Maturity Champion L3 ( e reserve L4) al Cactus Classic del 2012 nonchè Reserve Champion al Futurity di Tulsa. Ha portato in gara come Coach una Non Pro di prima fascia come Francesca Sternberg guidandola alla vittoria sia alla nrbc che al Cactus Classic. Anni di esperienza in terra americana in posti diversi, ma tutti nella serie "A" di questa disciplina.
Quando incontro Massignan
nei padiglioni di Reggio Emilia (foto sopra) , a parte una lieve spruzzata di grigio nei capelli, viso e fisionomia sono identici ad allora. E mi fa davvero piacere quando sorridendo mi conferma che è davvero tornato a casa.
Stefano Massignan riparte da una collaborazione presso il centro equestre di Mario Sbrana, suo amico storico e che tutti ricordiamo come primo Coach della nazionale italiana negli anni dell'entrata in orbita Fei e per un decennio, durante il quale ha portato a casa 3 Bronzi ai WEG e un Oro a Squadre nei Mondiali di disciplina (Ita, 2008). Monterà cavalli da gara, affiancando anche un programma di assistenza per i Non Pro.
Stefano è sorridente e contento della sua scelta e ce lo chiarisce subito: "Ho sentito forte il bisogno, a questo punto della mia vita, di tornare a casa. Ai luoghi dove sono sempre vissuto, alle mie radici. Senza rimpianti e con quella lucidità che di solito, un pò per tutti, arriva solo con gli "anta".
Stefano la cosa che ti ha colpito di più arrivando negli USA?
Negli Usa ho trovato prima di tutto una grande professionalità diffusa e il fatto di sentirsi parte non solo di uno sport ma di un piccolo "settore economico", con le sue regole, il suo indotto, il suo mercato. E' una cosa questa che ti spinge a professionalizzarti, a capire che sei parte di un Business e porti un valore aggiunto professionale che ti viene riconosciuto ed è apprezzato. E' una cosa che mi ha completato, permettendomi di entrare in contatto con colleghi e allevatori di grande talento e professionalità, davvero molto preparati non solo per quanto riguarda la parte più stretta del training, che è solo una parte di questo lavoro. Allo stesso tempo ho dovuto fare i conti con una questione che mi è stata chiara solo dopo un pò; io sono arrivato negli Usa quando già ero nella mia maturità sportiva e credo che anche per questo la mia "traiettoria" di lavoro e il rapporto con i colleghi è stato, diciamola così, un pò diverso da quella del classico giovane che arriva in America carico solo del suo entusiasmo, dei suoi sogni e della voglia di fare.
E quello che invece ti è mancato nel tempo? O che magari ti ha spinto a prendere questa decisione.
Su tutti la nostra qualità della vita. Che è unica nel mondo. Gli americani usano il termine "lifestyle" ma per me questo concetto ha senso solo se lo coniughi nel senso appunto della "qualità", come facciamo noi. E qui non sto parlando del Made in Italy, ma di cose semplici. Gli amici, quelli veri, quelli che ti fai da ragazzo e durano tutta la vita. La buona tavola (!) Ma anche tutta una serie di conoscenze nel settore che è sempre bello ritrovare alle gare e in cui trovo sempre una certa sincerità e voglia autentica di stare insieme. L'informalità nei rapporti, quella che ti spinge a organizzare al volo una serata che poi ti sorprende - senza l'incubo di doverla mettere in agenda mesi prima (!), il piacere di una semplice birra con qualche amico a fine giornata, il calore delle persone che qui senti in modo diverso, anche se magari ci scambi semplicemente una battuta durante la tua giornata. Ti sembrerò "romantico" ma si, mi mancava decisamente tutto questo. Chi mi conosce sa della mia fama di lavoratore, ma quando scendo di sella ho bisogno di sentire la vita della città intorno a me. Incontrare gente e vedere cose anche diverse, trovare proprio da queste diversità nuovi stimoli per la mia professione.. Tu capisci che la cosa diventa difficile quando attorno al Ranch dove lavori, hai <letteralmente> solo chilometri e chilometri quadrati di paesaggio.... ,magari bellissimo, ma che ti porta inevitabilmente giorno dopo giorno ad isolarti.
E devo dirti poi che l'Italia mancava anche a mia moglie Ky con cui abbiamo deciso questo rientro e che ha già passato oltre 20 anni qui in Italia con me e quindi, queste cose non solo le capisce ma le condivide.
Nell'immediato italiano di Stefano cosa vedi?
Intanto il piacere di avere ritrovato sulla mia strada un amico di lungo corso come Mario (Sbrana, ndr) con cui sarà bello condividere questa avventura. Avrò cavalli da portare in gara e in addestramento, ma è anche vero che mi è sempre piaciuto lavorare con i Non Pro e quindi penso certamente di portare avanti in parallelo anche questa attività.
Cè qualcosa del tuo vivere i cavalli negli Usa che porterai qui con te?
Vedi, in questi mesi ho guardato su web le ultime gare fatte da Big Trainer(larson, Fappani) su soggetti giovani che ho avuto io in lavoro fino a qualche mese fa. Mi emoziona vederli adesso in arena di gara. Ho capito negli anni di avere un fortissimo interesse per le fasi del primo addestramento dei puledri. Nel mio programma di lavoro ho inserito una attenzione sempre più forte alla componente emotiva e di crescita mentale del puledro. Capiscimi, la manovra singola per certi aspetti è una questione di meccanica, ma la tenuta complessiva in gara è un'altra cosa ancora. Se manca o trascuri la "mente" del cavallo , può darsi che quel soggetto che stai addestrando non arriverà mai ad esprimere il suo vero potenziale, oppure che lo terrai insieme "fisicamente" solo per un breve periodo, perdendolo rapidamente per strada.
Non fraintendermi, i cavalli vanno addestrati e chi mi conosce sa che amo avere soggetti "rotti" (nel senso anglosassone di "broken", addestrati) ma quelli che arrivano sopra un certo livello, portano tutti in dote in parallelo una eguale solidità mentale, che va coltivata dal giorno "uno". Ecco perchè uno dei miei "sogni" nel rientrare in Italia, è anche quello di costruire qualcosa per dare una prima formazione agli assistenti, a chi inizia questo mestiere. Una base di teoria e pratica comune, che poi un giovane potrà raffinare con la sua esperienza sul campo.
Ci sono stati anni, a volte lo hai scritto anche tu nel tuo Blog, in cui davvero "l'ultimo arrivato" in scuderia veniva messo sulla doma dei cavalli! Quasi un dazio per chi iniziativa. Ma, mi domando io, voi mettereste i vostri bambini all'asilo con del personale improvvisato? Questa cosa finalmente la stiamo capendo anche qui da noi, ma in Usa il programma sui <due anni> da molti anni è molto più attenzionato nei grandi centri e ci girano attorno delle precise professionalità. Gente che non vedrai mai in gara, ma che è molto apprezzata e ricercata nel settore.
Mi fa piacere che i tuoi argomenti abbiano sempre un maggiore "respiro", di quello della semplice questione gare e punteggi. Sarà che negli anni hai già dimostrato in arena il tuo valore di professionista.
Penso e spero di si, anche se come sappiamo la memoria dei tifosi - questo in tutti gli sport - è sempre troppo corta (ride, ndr). La voglia di gareggiare e vincere rimane, diciamo che è l'approccio al mondo gare quello che cambia. Capisci che non è "una vittoria in più" a definirti come persona, metti a fuoco in modo migliore tempi e obiettivi, sei più attento a cercare la qualità in quello che fai e nella vita delle persone a cui vuoi bene.
Bentornato a casa!
Conversazione con Stefano Massignan, presa al Prefuturity di Reggio Emilia e dintorni (9/2019) per MP reining News Blog